Nell’ultimo referendum del 17 Aprile 2016 ci sono due dati ben lontani e particolari rispetto al panorama Italia, e sono: la regione Basilicata e la città di Gela (in Sicilia). La Basilicata è l’unica regione dove si è raggiunto il quorum, la città di Gela il centro dove si è registrata la partecipazione più bassa al voto 15,19%. Mentre l’elevata partecipazione degli abitanti della Basilicata può essere messa in relazione a una reazione contro il comportamento delle ditte petrolifere che hanno recentemente speculato ed inquinato. La mancata partecipazione degli abitanti di Gela è più difficile da interpretare.
Gela è stata sede di una delle più grandi
raffinerie petrolifere d’Italia. Quell’insediamento industriale nella vicina
periferia di Gela fu definito “cattedrale nel deserto”, furono spesi un gran
quantitativo di soldi pubblici inizialmente per costruirlo; e ora, dopo tanti anni, si aspetta di spendere
un gran quantitativo di soldi pubblici per riconvertirlo o smantellarlo.
Quel
grande insediamento industriale nel bene e nel male diede lavoro agli operai
che ci lavoravano, ma non riuscì a far decollare nessun indotto, rimase nel
deserto e il deserto restò deserto economico.
Gli
abitanti di Gela accettarono e fecero delle difficoltà virtù, nonostante l’inquinamento
investiva aria e territorio, legarono per tanto tempo le loro speranze allo
sviluppo di quella cattedrale, negli ultimi anni si sono accorti che dopo tanto
predare ora si passava a smantellare i rottami.
Gli
abitanti di Gela sono stati sempre attivi e politicamente impegnati, hanno sostenuto
lotte ed accolto le novità politiche che venivano prospettate: hanno dato
fiducia a Crocetta che ora è Presidente della regione, hanno dato fiducia al PD
per tanto tempo, delusi sono passati a votare in massa per i cinque stelle ed
hanno determinato l’elezione di un sindaco pentastellato, ed hanno avuto anche qualche
delusione con l’ultimo sindaco a 5 stelle.
La percentuale
bassissima del 15,19% - solo 9112 votanti su 60005 aventi
diritto – è stata considerata dall’ex sindaco di Gela Rosario Crocetta, ora
Presidente della regione Sicilia, come un suo merito e come dimostrazione del
suo appoggio a Renzi seguito dai gelesi.
«La Sicilia è stata
compatta, si è schierata con Renzi - ha aggiunto -. La risposta del popolo
siciliano è stata netta. E mentre facevo il bagno riflettevo sul fatto che a
inquinare il mare a Gela, in passato, non sono state le trivelle ma la
raffineria. E oggi l'estrazione petrolifera non c'è più. Guardavo poi
l'orizzonte e di trivelle non ne ho vista nemmeno una»
Lascio da parte ogni commento alla rapida evoluzione di Crocetta verso il renzismo e
sulla sua presunzione di ammantarsi di un consenso dell’84% dei gelesi; penso che il non voto dei degli abitanti di
Gela sia dovuto ad una grave sindrome di scoraggiamento.
Se
questo scoraggiamento invaderà l’Italia la democrazia sarà a rischio.
Francesco Zaffuto
foto Anic di Gela - la raffineria vista dalla strada provinciale
Non so come mai non ci si scandalizzi (pubblicamente) per le dichiarazioni di un ex presidente della repubblica, di un presidente del consiglio, dell'ex che citi, del mio attuale presidente di regione che addirittura ha esultato per la bassa affluenza della mia regione. Son cose dell'altro mondo! E questa è ormai la nostra vita di popolo allineato... anche contro il nostro stesso interesse.
RispondiEliminaCon queste dichiarazioni Crocetta mi è diventato ancora più odioso di quanto già non lo fosse prima.
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