Il 6
Marzo 2018 - l’Università Statale
di Milano ha detto sì al trasferimento delle
facoltà scientifiche da città studi all'area dove si è svolta nel 2015 l'Expo. La votazione favorevole, è giunta in contemporanea alla protesta all'esterno di studenti ed esponenti dei centri sociali. Con 25 voti a favore e sette contrari il Senato accademico della Statale ha dato il decisivo parere positivo.
Gran parte dell’Università si trasferirà in
periferia: è prevalsa la scelta del Campus, e cominceranno tutti i lavori
edilizi d’insediamento nel vasto deserto lasciato da Expo.
In un comunicato degli studenti dell'Assemblea
Città Studi, riepilogano i fatti accaduti: "Ieri davanti alla
sede dell'Università Statale di Milano, gli studenti, i rappresentanti dei
lavoratori, dei docenti e dei comitati dei residenti di Città Studi hanno
manifestato il loro profondo e ragionato dissenso al trasferimento forzato dei
dipartimenti scientifici da Città Studi a Rho nelle aree di Expo. Alle 14.30
era prevista, nella sede di via Festa del Perdono, la votazione del Senato
Accademico in merito allo spostamento. Nonostante l'Ateneo fosse spaccato,
nonostante i ripetuti appelli contrari di comitati e soggetti politici e
nonostante il fatto, evidente, che l'operazione impoverisce la città,
ridimensiona l'Università e costituisce un vantaggio solo per pochi soggetti
privati interessati, tra cui Arexpo, il cui indebitamento mette in pericolo lo
stesso sindaco Sala". "La votazione - prosegue il comunicato -
si è svolta con l'"energico" contributo delle forze dell'ordine che
hanno impedito in modo violento che i manifestanti potessero esprimere la loro
opposizione al progetto. L'ipocrita democrazia del Rettore Vago e dei Senatori
ha dapprima scelto di spostare la sede della votazione da via Festa del Perdono
a via Sant'Antonio e poi ha avuto bisogno della forza (che ormai non possiamo
più chiamare pubblica) per votare blindata in una roccaforte completamente
isolata e perciò priva di quegli elementi fondamentali di trasparenza e
partecipazione propri di un'istituzione pubblica qual'è l'Università, vero e
proprio bene comune della nostra città".
Da….
Questo trasferimento non è
un’opportunità né per l’università, costretta a ridurre i propri spazi e a
traslocare in un’area di scarsissimo interesse per chiunque, né per
la città di Milano che vedrebbe aprirsi un buco nel quartiere storico di Città
Studi.
Inoltre, pur di concludere la questione
al più presto è stato concepito un piano finanziario inquietante, il
"project financing", allo scopo di soddisfare contemporaneamente
governo e regione, entrambi ossessionati dal trovare una soluzione per l'area
Expo, ad oggi ancora vergognosamente vuota. Questo piano finanziario
affiderebbe la gestione del futuro cantiere a Lendlease, un
immobiliarista privato, che al contempo si prenderà carico anche dell’intero
patrimonio immobiliare di Città Studi, che la Statale non è riuscita a vendere,
il tutto al prezzo di un salato canone annuo. Ciò si concretizzerà nella totale
delega a privati di quello che sarà il futuro di UniMi e del quartiere di Città
Studi.
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