15/02/10
Sono recenti i due casi di suicidio in provincia di Torino e in provincia di Bergamo connessi alla perdita del posto di lavoro. Ma tutto il 2009 è stato costellato da gravi fatti di cronaca di suicidi e di atti di disperazione connessi alla disoccupazione vissuta come un abisso.
In un convegno che si è tenuto ieri (14 febbraio 10) a Padova si è discusso di suicidi a seguito di licenziamenti. I suicidi e le depressioni sarebbero aumentate del 3 per cento proprio in conseguenza delle pesanti difficoltà economiche. Istituzioni, sindacati e associazioni imprenditoriali, fondazioni e Chiesa tentano di avviare un progetto di coesione sociale, di ascolto e sostegno
Non è facile determinare percentuali e motivazioni quando si tratta di casi estremi come il suicidio. Ma le particolari condizioni di vita che si producono nella società possono fare aumentare le scelte estreme di suicidio; Durkheim già agli inizi del ventesimo secolo dimostrò come nei periodi di crisi economica i casi di suicidio potevano aumentare.
La perdita del lavoro diventa spesso perdita anche del riconoscimento sociale, familiare, affettivo. Se un uomo pensa, in un dato momento, che siano caduti tutti gli elementi di riconoscimento la sua fragilità diventa estrema. Certo, gli uomini che hanno un cemento culturale o religioso più forte riescono a resistere a momenti di grave incertezza e riescono a trovare la forza di reagire e ricominciare; ma se alla condizione di disoccupazione si somma anche un’assoluta mancanza di mezzi per sopperire ai bisogni primari, si viene a creare una miscela capace di dilaniare un singolo individuo.
La condizione di disoccupazione nel nostro paese esiste per tanti cittadini italiani, nonostante ci siano centinaia di migliaia di lavoratori stranieri; ed è più forte e più lacerante di quanto si possa credere. Non è solo misurabile con una percentuale perché si è aggravata sotto il profilo esistenziale. Se è vero che molti cittadini italiani cercano un lavoro meno umile, perché pensano di utilizzare un titolo di studio che hanno conseguito, è anche vero che, quando sono disposti a fare un qualsiasi lavoro manuale, non lo trovano perché spesso si tratta di lavoro in nero e massacrante; e chi offre una occupazione massacrante preferisce offrirla a lavoratori stranieri molto più facilmente ricattabili sul piano della disperazione.
Nel nostro paese si è accettata la logica della ricerca del lavoro con il sistema più selvaggio del fai da te; le liste pubbliche di attesa nei fatti non sono più usate, essere disoccupati da più tempo non dà nessun requisito di precedenza; un lungo periodo di disoccupazione viene visto dal datore di lavoro come incapacità di adattamento. Nel nostro paese la disperazione di non trovare lavoro è un fatto privato anche se la Repubblica si fonda sul lavoro.
Ben vengano tutti i progetti e tutte le iniziative di sostegno, da quelle religiose a quelle laiche, da quelle psicologiche a quelle culturali; ma la collettività sociale deve innanzi tutto operare con una solidarietà economica. Per operare una solidarietà economica va retribuita la disponibilità al lavoro e va in qualche modo ordinato un pubblico collocamento.
francesco zaffuto
Inserisco di seguito i link su convegno di Padova e alcuni brani di cronaca recenti
http://mattinopadova.gelocal.it/dettaglio/padova-task-force-contro-i-suicidi-da-crisi/1859342
Torino, 13 feb 2010. (Apcom) - Emanuele, giovane di 28 anni suicidatosi ieri all'interno del magazzino della Tecnodrink di Vinovo, dove lavorava. La cooperativa dove lavorava da 4 anni mercoledì scorso aveva annunciato la mobilità ai dipendenti.
In un convegno che si è tenuto ieri (14 febbraio 10) a Padova si è discusso di suicidi a seguito di licenziamenti. I suicidi e le depressioni sarebbero aumentate del 3 per cento proprio in conseguenza delle pesanti difficoltà economiche. Istituzioni, sindacati e associazioni imprenditoriali, fondazioni e Chiesa tentano di avviare un progetto di coesione sociale, di ascolto e sostegno
Non è facile determinare percentuali e motivazioni quando si tratta di casi estremi come il suicidio. Ma le particolari condizioni di vita che si producono nella società possono fare aumentare le scelte estreme di suicidio; Durkheim già agli inizi del ventesimo secolo dimostrò come nei periodi di crisi economica i casi di suicidio potevano aumentare.
La perdita del lavoro diventa spesso perdita anche del riconoscimento sociale, familiare, affettivo. Se un uomo pensa, in un dato momento, che siano caduti tutti gli elementi di riconoscimento la sua fragilità diventa estrema. Certo, gli uomini che hanno un cemento culturale o religioso più forte riescono a resistere a momenti di grave incertezza e riescono a trovare la forza di reagire e ricominciare; ma se alla condizione di disoccupazione si somma anche un’assoluta mancanza di mezzi per sopperire ai bisogni primari, si viene a creare una miscela capace di dilaniare un singolo individuo.
La condizione di disoccupazione nel nostro paese esiste per tanti cittadini italiani, nonostante ci siano centinaia di migliaia di lavoratori stranieri; ed è più forte e più lacerante di quanto si possa credere. Non è solo misurabile con una percentuale perché si è aggravata sotto il profilo esistenziale. Se è vero che molti cittadini italiani cercano un lavoro meno umile, perché pensano di utilizzare un titolo di studio che hanno conseguito, è anche vero che, quando sono disposti a fare un qualsiasi lavoro manuale, non lo trovano perché spesso si tratta di lavoro in nero e massacrante; e chi offre una occupazione massacrante preferisce offrirla a lavoratori stranieri molto più facilmente ricattabili sul piano della disperazione.
Nel nostro paese si è accettata la logica della ricerca del lavoro con il sistema più selvaggio del fai da te; le liste pubbliche di attesa nei fatti non sono più usate, essere disoccupati da più tempo non dà nessun requisito di precedenza; un lungo periodo di disoccupazione viene visto dal datore di lavoro come incapacità di adattamento. Nel nostro paese la disperazione di non trovare lavoro è un fatto privato anche se la Repubblica si fonda sul lavoro.
Ben vengano tutti i progetti e tutte le iniziative di sostegno, da quelle religiose a quelle laiche, da quelle psicologiche a quelle culturali; ma la collettività sociale deve innanzi tutto operare con una solidarietà economica. Per operare una solidarietà economica va retribuita la disponibilità al lavoro e va in qualche modo ordinato un pubblico collocamento.
francesco zaffuto
Inserisco di seguito i link su convegno di Padova e alcuni brani di cronaca recenti
http://mattinopadova.gelocal.it/dettaglio/padova-task-force-contro-i-suicidi-da-crisi/1859342
Torino, 13 feb 2010. (Apcom) - Emanuele, giovane di 28 anni suicidatosi ieri all'interno del magazzino della Tecnodrink di Vinovo, dove lavorava. La cooperativa dove lavorava da 4 anni mercoledì scorso aveva annunciato la mobilità ai dipendenti.
Bergamo, 31 gen. 2010 (Ign) - E' morto l'operaio che si era dato fuoco - 36 anni - A spingere l'uomo a compiere il drammatico gesto sarebbe stata la depressione causata dalla perdita del lavoro. L'operaio aveva lavorato fino allo scorso novembre in una ditta di Zingonia, che dopo due mesi di cassa integrazione era stata chiusa.
Mercoledì 14 Ottobre 2009
Erchie (Br) - Aveva perso il lavoro, nel dicembre scorso. Faceva il ragioniere in una ditta di Francavilla ed era stato licenziato, a 52 anni. Si è procurato una pistola, l’arma che non aveva mai detenuto, e ha premuto il grilletto. In aperta campagna a Erchie, seduto alla guida di una Kia si è tolto la vita puntando la pistola alla tempia destra. Dopo la perdita del lavoro, a quanto pare, il 52enne di Erchie era sprofondato nella depressione.
19 settembre 2009
Laureato in matematica e fisica ma da anni precario e con un’occupazione da muratore, si è tolto la vita dopo essere stato licenziato dalla ditta edile nella quale lavorava.
L’uomo, 49 anni, residente a Sora (Frosinone), ha deciso di farla finita sparandosi un colpo al petto.
L’uomo, che fino al 2000 ha lavorato come vigilante in un istituto di sicurezza, da otto anni si arrangiava con lavori saltuari, contratti a tempo determinato presso il Comune e presso alcune ditte in attesa della chiamata per l’insegnamento.
Martedí 09.06.2009
Anni fa il divorzio dalla moglie con un figlio a carico, di recente la perdita del lavoro, la frustrazione di non riuscire a trovarne un altro e l'avvio a momenti di una causa di sfratto perché non riusciva a pagare l'affitto. Problemi che ieri hanno spinto Oliviero B., 63 anni, al suicidio, ma con un ultimo gesto di altruismo: "Dalle visite avrei il cuore di un ventenne - ha lasciato scritto in un biglietto firmato -, se possibile donatelo
Perde il lavoro geometra si suicida
Repubblica — 30 marzo 2009
GENOVA - Un uomo di 54 anni, geometra, dopo avere perso il lavoro si è inoltrato in un bosco della Valbisagno e si è tolto la vita impiccandosi, dopo avere a lungo tentato di trovare una nuova occupazione. Con sé aveva due biglietti scritti di suo pugno: nel primo spiegava il gesto disperato, nel secondo chiedeva di avvertire l' unico figlio della sua morte.
18/3/2009
Perde il lavoro, 52enne si suicida
Bari, non riusciva a mantenere famiglia
Dieci mesi fa aveva perso il lavoro e da allora le difficoltà economiche non lo avevano più abbandonato. Così un 52enne ha deciso di farla finita, impiccandosi a un albero di un suo piccolo podere a Gravina in Puglia (Bari). L'uomo, negli ultimi tempi, aveva cercato di tirare avanti facendo il muratore, ma guadagnava troppo poco per mantenere la moglie e i tre figli. Di recente aveva confidato a un parente le sue preoccupazioni.
LA LISTA POTREBBE CONTINUARE, LI HO RICAVATI SOLO CON UNA RAPIDA RICERCA SU GOOGLE. MA LA LISTA POTREBBE ANCHE NOTEVOLMENTE RIDURSI SE LA SOCIETA’ E’ DISPOSTA A DARE UNA MANO, ALMENO PER EVITARE IL BARATRO DELLA DISPERAZIONE ECONOMICA.
(immagine – “triste pensando” china © francesco zaffuto link Meditazioni )
Nessun commento:
Posta un commento