La
regione che si caratterizzava per la partecipazione democratica registra questi
dati: votanti 37,7%; astenuti 62,3%. Chi vince, sul piano della legittimità,
con il 48% dei voti in realtà, sul piano dei conti della democrazia,
rappresenta solo il 18,09% degli
aventi diritto al voto.
La
caduta della soglia dei votanti del 50% mette in crisi il concetto di
maggioranza democratica; la maggioranza
non si esprime e la minoranza governa per effetto della forza della legge. Si
potrà dire che questo già accade in tante democrazie occidentali, ma è la prima
volta che accade in Italia in modo così lampante.
Nel
limitato scenario dei votanti si legge: una vittoria del PD renziano, una
elevata affermazione della Lega di Salvini, un tracollo di Forza Italia, un
forte ridimensionamento del movimento a 5 stelle.
Nell’ampio
scenario dei non votanti è difficile leggere, si possono fare solo degli
interrogativi:
si
ripeterà una forte astensione quando ci saranno l’elezioni politiche?
una
rinnovata partecipazione al voto potrà determinare scenari politici
completamente diversi?
ci
sarà un definitivo tracollo dell’esercizio di voto come partecipazione alla
politica?
A
questi tre interrogativi non si riesce a dare una risposta, è probabile che
limitatamente potranno verificarsi tutti e tre gli aspetti.
In
un sistema politico dove chi ottiene i voti è legittimato a prescindere dalla
percentuale dei votanti, e dove si ipotizza un premio maggioranza, l’astensione
paradossalmente rafforza tecnicamente il gruppo vincente e indebolisce gli
oppositori.
Il
vincente, cinicamente o anche non cinicamente, può tirarsi i suoi calcoli e da
quei calcoli sentirsi confortato: in fin
dei conti ho vinto, prendo il potere, “il potere logora chi non ce l’ha”.
24/11/2014
francesco zaffuto
è quel che penso anch'io in questa miserabile situazione: con politici "democratici" che affossano la partecipazione, svilendo la cittadinanza attiva
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