Per il Senato, che ha recentemente approvato il disegno di legge in materia
di diffamazione, saranno Google e i
gestori degli altri motori di ricerca – a decidere se e quali informazioni
continueranno ad essere accessibili online e quali scompariranno, dietro semplice
richiesta dell’interessato e
senza bisogno che sia un giudice a pronunciarsi.
Guido Scorza, attento
osservatore della normativa per il web, ne dà notizia sul Fatto quotidiano
La norma ritornerà alla
Camera per l’approvazione definitiva e se non ci sarà un aggiustamento nei
fatti tutti noi blogger diventiamo Giornalisti (non pagati di Google e gestori
vari). Il Gestore avrà le stesse prerogative di un editore o ancor di più di un
direttore responsabile di un megaquotidiano.
Quali potranno essere gli
effetti, Guido Scorza ce ne evidenzia quelli più pericolosi: “E’ facile, infatti, immaginare che quando domani il
politico o il personaggio famoso di turno, scriverà a Google per chiedere di
disindicizzare un articolo che lo riguarda perché diffamatorio, Google, salvo
eccezioni, accoglierà la richiesta per sottrarsi ad ogni possibile
contestazione senza, naturalmente, perdere troppo tempo a valutarne la
fondatezza o l’infondatezza.”
L’autore
o l’editore di un contenuto, infatti, è in grado di difendere la legittimità
del proprio operato e, dunque, la permanenza online del contenuto mentre il
gestore di un motore di ricerca, per un verso non è in grado di farlo e, per altro
verso, non è competente a farlo visto che il suo obiettivo non è quello di fare
informazione, cronaca o storia ma, semplicemente, quello di
indicizzare le storie e le notizie da altri prodotte e pubblicate.”
Sul Web
il dibattito su questa legge langue, il blogger sono dei Giornalisti distratti,
con una legge così è facile diventare tutti curatori di blog che si occuperanno
di ricette, ricami … e altre utili
notizie che non disturbano eccessivamente.
Occorre
trovare una norma capace di tutelare i privati dalla diffamazione e nel
contempo di tutelare la libertà di stampa ed di espressione.
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