I PRINCÌPI LAICI E LE LIBERTÀ COLLETTIVE
Ancora sul dopo Parigi. Appunti intorno ad un dibattito.
di Angelo Gaccione
Proviamo a mettere in fila alcuni
fatti incontrovertibili.
1. ARMI E TAGLIAGOLE. Le armi con cui i tagliagola del
califfato nero (l’Isis) sventrano e devastano, sono prodotte in Occidente, dove
il mercato della macelleria è florido e redditizio. Gli Stati, tanto per
rinfrescare le idee a chi l’avesse dimenticato, sono i maggiori produttori in
proprio, e i governi sono i principali protettori del commercio bellico
privato; e sono sempre loro che ne autorizzano l’esportazione. Governo italiano
compreso. Questo è noto sia al presidente cattolico Mattarella, sia al boy
scout cattolico Renzi, e, a scalare, a partiti, sindacati e via enumerando.
2. AMERICANI. Il caos ingovernabile che ha portato
alla incandescente e pericolosa situazione odierna di un’area vasta del
Medioriente, e che ne ha consegnato una buona parte ai gruppi più integralisti
e fanatici, è il risultato della politica estera americana. La più criminale e
ignorante politica estera che una democrazia avanzata moderna, abbia mai potuto
concepire. Col tempo gli storici faranno un bilancio e metteranno a confronto
gli esiti di questa politica neo-imperiale, con i disastri provocati dalla
Germania nazista, e scopriranno che in termini di distruzione e di morte, quelle
degli Stati Uniti risulteranno di gran lunga più vaste.
3. REGIMI ARABI. I regimi arabi e mediorientali, nella
loro quasi totalità, sono corrotti e sfruttatori quanto e peggio di quelli
occidentali. Con un aggravante in più: l’intolleranza non riguarda
esclusivamente aspetti dottrinari legati al Corano
e alla sua interpretazione, ma investe le libertà nel suo complesso, i diritti
civili e, molto spesso, i diritti umani primari. In moltissimi di essi (se non
in tutti), un giornale come “Odissea” non potrebbe esistere. Non ci sarebbe
posto per i miei e per i vostri libri; per le vostre idee di lettori marxisti,
anarchici, radicali e per le mie libertarie; per la vostra condizione di
femministe, omossessuali, lesbiche, atei o liberi pensatori; e sarebbe
ostacolata la musica che componete, l’arte che realizzate, il teatro che
mettete in scena. Non parliamo delle manifestazioni politiche e dei cortei
pubblici, come quelli a cui siamo abituati qui da noi. La pena di morte vige
ovunque e sareste alla mercé di volgari sceicchi -dai gusti osceni- che
sguazzano nell’opulenza; di ayatollah ed imam (pessima genia di preti)
reazionari e dalle idee semplicemente disgustose, che sognano la realizzazione
di feroci e oscurantiste teocrazie.
4. TERRORISTI. Dicesi terrorista chi, in maniera
indiscriminata e senza distinzione, semina strage e morte fra la popolazione
innocente. A Parigi sono state indiscriminatamente colpite persone innocenti,
dunque, gli artefici di quella strage sono da considerarsi spregevoli
terroristi e miserabili criminali. Storicamente la pratica terrorista
appartiene agli Stati in guerra e ai regimi dittatoriali di ogni colore e fede.
5. FONDAMENTALISMI.
Tutti i fondamentalismi si equivalgono e finiscono per divenire criminali.
Quelli di natura religiosa sono criminali e ridicoli allo stesso tempo:
massacrano in nome di un nulla, o di
un’ortodossia di cui ci si ritiene unici custodi. È stato così, storicamente,
fra i cristiani, ed è così, oggi, fra i musulmani. Sciiti musulmani massacrano
sunniti musulmani, così come cristiani papisti, massacravano cristiani
luterani, calvinisti o valdesi.
6. GUERRA SANTA. Secoli orsono, i cattolici
scatenavano “guerre sante” contro gli “infedeli” non solo per liberare i
cosiddetti “luoghi santi”, ma anche per più prosaici interessi economici e
territoriali. Nel 1511, tanto per fare almeno un esempio, il papa di allora
dichiara la “guerra santa” contro il francese Luigi XII e gli scatena contro i
lanzichenecchi agli ordini del porporato svizzero Matteo Schiner. Per obbedire
alla volontà del papa, la nota ferocia dei lanzichenecchi devasterà interi
territori di Milano apportando lutti, saccheggi e morte. Proprio come oggi le
armate dell’Isis agli ordini del califfo Abu Bakr al Baghdadi.
7. DISTINGUO. Potete disquisire e operare tutti i
distinguo che volete, ma dei vostri distinguo e delle vostre analisi, le bande
dell’Isis se ne fanno un baffo. A loro non interessa alcun tipo di consenso
dell’Occidente, come non gli interessa la saldatura con gli strati proletari
musulmani. L’Isis non ragiona secondo gli occidentali concetti di classi,
sfruttamento, oppressione economica e ingiustizia sociale. Ragiona secondo gli
interessi dell’etnia di appartenenza. Secondo il modo di intendere i dettami
del Corano, da cui prende ciò che gli
fa comodo, e divide in maniera schematica e manichea il campo, fra devoti di
Allah e quelli che giudica infedeli. Dunque, sparare nel mucchio, farsi
esplodere in un luogo affollato di popolo con donne, bambini, migranti
musulmani, simpatizzanti occidentali della causa palestinese o avversari
dell’imperialismo americano, per un combattente dell’Isis non ha alcuna
importanza. Non è un caso che non hanno mai mosso un dito, né attaccato i
mercanti di carne umana che lucrano sulla pelle dei migranti in fuga verso
l’Europa, quasi tutti poveri e di religione musulmana.
8. FANATICI. I giovani che accorrono ad
intrupparsi nelle file dell’Isis nell’illusione di edificare una società
migliore, resteranno presto delusi. I capi militari e gli esponenti religiosi
che li manovrano, sono dediti ai traffici più indegni e alle pratiche più
criminali, compreso la tortura, lo stupro e l’uso di bambini adolescenti nelle
decapitazioni. Lavaggio del cervello, valore della vita ridotto a zero,
obbedienza assoluta, è quello che gli sarà riservato. Un abisso se raffrontiamo
la loro condizione con quella dei combattenti curdi e delle loro libere ed
eroiche donne in armi, in difesa delle loro terre e della libertà.
9. PREDICATORI. Quanto la religione possa influire
sulla mente di questi psicolabili, lo mostra la predicazione, non di un vecchio
rincoglionito di qualche sperduta montagna afghana, ma di un giovane imam di 35
anni di Brest, nato e educato in Francia. In un video che lo riprende durante
una lezione ad un nutrito gruppo di bambini, si scaglia contro la musica dei
grandi compositori classici occidentali, da lui definita satanica e demoniaca.
A sentire il delirio che gli usciva dalla bocca, non si sapeva se piangere o
ridere. E tutto sempre con il nome di Allah sulla bocca. È questo il tipo di
educatore che gira in molte moschee o scuole coraniche.
10. CORANO E BIBBIA. Non c’è dibattito televisivo in cui,
dal più attempato personaggio al giovinastro di primo pelo (politico,
opinionista, militante, fedele o carrierista che dir si voglia), non ripeta a
pappagallo che Corano e Bibbia sono libri pacifici, e che la
religione non c’entra con la violenza, e così via. Lasciamo perdere il 99% di questo originale campionario
che non ha, evidentemente, alcuna dimestichezza con la lettura e con la storia;
siamo pure comprensivi con quanti credono per fede e sono esonerati da una
verifica empirica diretta delle fonti; giustifichiamo senz’altro coloro che
scartano apriori questo genere di letture giudicate noiose e spesso ostiche.
Ma, santo Dio, almeno quell’uno per cento che, si dà il caso, quelle letture ha
fatto o dovrebbe aver fatto per dovere culturale o professionale: predicatori,
preti, teologi e quant’altri, dovrebbe risparmiarci la tiritera. Poiché
conosciamo la materia, per avervi dedicato qualche tempo (la Bibbia è, fra gli altri, uno dei volumi
che tengo a portata di mano sul comodino, praticamente da anni), e poiché sono
convinto che ogni buon ateo dovrebbe farne tesoro, due cose mi sono chiare: 1) le religioni, né più né meno delle
altre ideologie, hanno prodotto, chi più chi meno, guerre fratricide e spietati
tribunali inquisitoriali e di morte; 2) i
due maggiori libri della tradizione monoteista, come tutte le opere nate
dall’ingegno e dalla fantasia degli uomini, sono al loro interno
contraddittori, perché rispecchiano la personalità, le idee e i convincimenti,
di coloro che li hanno redatti. Possiamo trovarvi la visionarietà più
sbrigliata; la saggezza più profonda; la poesia e la tenerezza più toccanti; il
senso di pietà più umana e fraterna, ma anche la ferocia più disumana; la
barbarie della guerra; il disprezzo per i nemici o lo straniero; il pregiudizio
ostile verso la donna o il diverso; il dominio dell’uomo su altre creature:
animali, per esempio. Guerre, distruzioni e morte attraversano entrambi questi
due libri che restano, letterariamente e per molti aspetti sapienziali, dei
capolavori. Sono impregnati di sangue come i capolavori epici della classicità,
anch’essi intrisi di violenza e di pietà. Io non me ne scandalizzo, se
rapportiamo le vicende storiche al contesto e alle geografie. Popoli, etnie e
tribù, si costruiscono le loro favole ed i loro miti; i loro riti e le loro
fedi; il loro “Dio degli eserciti” sterminatore dei nemici e protettore della
propria casa. Nel momento in cui il militarismo romano diverrà odioso agli
occhi delle masse povere di alcune aree dell’impero, nascerà, come
giustificabile e comprensibile reazione, il rifiuto della violenza, di uccidere
e di obbedire al braccio armato dell’imperatore. Tutte istanze insite nel
messaggio della predicazione del cristianesimo primitivo, cioè, prima che
diventi chiesa istituzione, potere temporale. Essendo libri così sfaccettati,
complessi e contraddittori, ognuno può prendere gli aspetti e le prescrizioni
che più gli aggrada ed impiegarli a suo uso e consumo.
11. L’USO. Il fanatismo che mira a costruire
una teocrazia come fondamento dello Stato islamico basato sulla sharia e la guerra santa agli infedeli,
vi troverà ciò che cerca e che gli serve. Così come il fedele pacifico che
vuole uniformare la sua condotta morale e la sua scelta di vita agli
insegnamenti del profeta, basati sui princìpi di umanità, compassione,
solidarietà, rifiuto della violenza e della morte, troverà anche questo e vi si
potrà ispirare per diventare un buon musulmano. Le guide religiose, gli
esegeti, i commentatori delle sure e
dei versetti, hanno, a questo
riguardo, un potere e una responsabilità enormi. Sono loro che interpretano per
i fedeli, e sono loro che spingono verso una direzione pacifica o aggressiva;
tollerante o conflittuale. Sono sempre loro che manipolano le coscienze e ne
condizionano l’agire. Teniamo conto che spesso masse considerevoli di musulmani
sono non scolarizzate, e se lo sono, le uniche letture a cui sono obbligate,
riguardano passi ben selezionati del libro “sacro”. Se un fedele cristiano
volesse utilizzare la Bibbia come
strumento di guerra, avrebbe solo l’imbarazzo della scelta. La parabola pacifica,
tollerante e non-violenta del cristianesimo, nella sua versione cattolica, di
fratellanza e carità verso gli altri, si è oramai consolidata in tutto il mondo
dov’è presente; per un segmento dell’islam e per diverse forme di religiosità
tribale, ci vorrà ancora molto tempo e dovrà scorrere ancora molto sangue. Non
scordiamoci che veniamo dalle caverne, e il retaggio genetico vorrà pure dire
qualcosa. Il pericolo maggiore è rappresentato dai mezzi tecnici di distruzione
di massa che la perversa intelligenza creativa della scienza ha messo a
disposizione, e di cui, i ciechi che guidano i pazzi, potrebbero facilmente
impossessarsi. E non è affatto una
eventualità remota o un’idea peregrina.
12. IL DEEP WEB. Lo sfascio di paesi e regimi fra i
più diversi, ha messo in libertà e a disposizione materiali pericolosissimi, e
creato l’opportunità di poterli veicolare con estrema facilità. Uranio,
polonio, progetti e ricerche per costruire ordigni micidiali fuori da ogni
controllo e altro ancora, sono già oggi disponibili e facilmente acquistabili
attraverso quella che potremmo definire una corsia coperta, protetta e sicura,
altamente privilegiata e che non compare su nessuna mappa. Questa corsia
protetta si chiama Deep Web e dove si può comprare di tutto, soprattutto armi,
droghe e documenti, per potersi reinventare una nuova identità.
13. IL FATTORE DEMOGRAFICO. Un dato è incontrovertibile. La
popolazione europea d’Occidente è destinata a diventare minoritaria, rispetto
ai flussi di immigrazione provenienti dai paesi arabi ed africani. Già ora la
tendenza è evidente se si prendono in esame i dati di natalità dei nuclei
familiari stranieri residenti, e li si confronta con quelli delle coppie
autoctone. L’emancipazione sessuale delle donne europee occidentali e la consapevolezza
di non essere semplici macchine riproduttive; il cambiamento dei costumi e
della morale che ha influito in maniera decisiva anche sugli uomini; un uso più
responsabile e accorto della maternità e della procreazione (sempre più coppie
si orientano verso un figlio solo); la centralità del lavoro fuori casa e la
crescita delle professioni femminili; la carriera intellettuale,
l’indipendenza, la cura di sé, la qualità di vita raggiunta, lo studio, i
viaggi; la scomparsa della vecchia cultura contadina; gli anticoncenzionali e
l’aborto; il crollo dei matrimoni, le convivenze a tasso zero di natalità; la
perdita di influenza della religione; tutto questo ha prodotto una vertiginosa
contrazione delle nascite. Il fenomeno, a quanto se ne sa, sta investendo anche
l’Oriente europeo ex comunista. Contrariamente alle famiglie arabe in cui le
donne sono per lo più relegate al ruolo di casalinghe e di madri, a quelle di
colore, e a quelle provenienti da paesi di tradizione cattolica (Filippine,
America Latina, ecc.). Nuclei, questi, molto prolifici e che, per esempio in
Italia, hanno impedito che il saldo fra nascite e morte si chiudesse in maniera
esageratamente negativa. Considerati gli attuali flussi migratori (e senza
contare i profughi ambientali che potrebbero diventare una vera e propria bomba
demografica), è più che probabile che culture di importazione e loro religioni
di riferimento, diventeranno maggioritarie, in gran parte dei paesi
occidentali.
14. DIVENTARE LUNGIMIRANTI. Governare saggiamente ed in maniera
illuminata questo processo, è fondamentale per evitare i disastri che l’Europa
ha già vissuto con la guerra di tutti contro tutti nella ex Jugoslavia, e che
ha incancrenito di odi e rivalse le terre balcaniche. Sappiamo dalla storia
come i fantasmi dei particolarismi, delle piccole patrie, dei nazionalismi,
sono sempre in agguato e pronti a riaffiorare dal fondo oscuro dove stanno
sospesi. Non discriminare o separare è fondamentale. Com’è fondamentale non
transigere sui princìpi da cui le democrazie sono nate. Ricordarci che siamo
figli della Rivoluzione francese dell’89 e dei diritti dell’uomo e del
cittadino; e siamo, altresì figli, come italiani, della Resistenza partigiana.
Resistenza che ha comportato un tributo di sangue altissimo, e in cui si sono
immolati giovani spesso neppure maggiorenni, padri di famiglia, operai,
studenti, contadini, soldati sbandati, religiosi, disertori di varie
nazionalità, comunisti, anarchici, socialisti, azionisti, senza partito,
cattolici, ebrei, valdesi, e gente di ogni professione e di ogni fede. Dentro
quel sacrificio e in quel che ne è seguito, è inscritto quanto ci compete, ed è
il faro che ci deve guidare. Impedire che i pilastri della Costituzione e della
separatezza dei poteri possano essere minati, è indispensabile. Tenere separata
dallo spazio pubblico la sfera religiosa e le credenze di ciascuno, che devono
restare in un ambito strettamente privato.
15. NULLA È DATO UNA VOLTA PER TUTTE. Essere tolleranti sulle credenze di
ciascuno, ma intransigenti verso il predominio di una singola fede. Potrebbe tuttavia accadere che in una realtà
multietnica, una comunità divenuta maggioranza numerica pretenda di imporre al
resto della società la sua religione, o di voler trasformare l’ordinamento
giuridico e la forma costituzionale, secondo i dettami di quella religione e di
quella fede. È una eventualità tutt’altro che improbabile e dunque è meglio
pensarci sin da ora e prendere le contromisure. Gli antidoti possono essere la
buona accoglienza, la garanzia di uguali diritti e doveri per tutti,
l’integrazione attraverso la scuola e la sua istruzione laica, lo studio della
lingua, la trasmissione dell’amore per la terra dove i figli dei migranti sono
nati e vivono, la corretta amministrazione, e una moralità degna di questo
nome. Le nuove generazioni, nate e cresciute nelle democrazie, saranno esse
stesse baluardo contro ogni deriva autoritaria e integralista, se saremo capaci
di alimentare in loro la passione civile e la cura per i princìpi laici e per
le libertà collettive. Sono le buone pratiche pubbliche la migliore garanzia
della tolleranza e della coesione, mai gli apparati repressivi o i corpi
speciali; ma ricordando che queste straordinarie conquiste non sono date una
volta per tutte e per sempre. Occorre costantemente vigilare per proteggerle e
consolidarle, e questo richiede sacrificio.
[Milano, 31
dicembre 2015 – 1 gennaio 2016]
[Pubblicato
sulla prima pagina di “Odissea” in Rete in data
12 gennaio 2016] http://www.libertariam.blogspot.it/
SE poi vogliamo cominciare dal basso, cioè dai bambini, re-introduciamo nelle scuole l'educazione civica, insegnando non solo a non buttar lattine di coca cola per terra, ma a rispettare l'altro e il suo pensiero, mettendo le basi di tutti quegli antidoti di cui parla questo bellissimo articolo.
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