03/01/10
la bandiera rossa diventa simbolo proibito in Polonia
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L’amico Vittorio Stringi (voce poetica della Sicilia http://www.vittoriostringi.it/ ), nel corso di una telefonata natalizia, mi ha sollecitato la riflessione che segue su un recente fatto emblematico: la bandiera rossa diventa simbolo proibito in Polonia.
La notizia risale al 28 novembre 2009, ma vale la pena di rifletterci sopra perché produrrà i suoi effetti nel 2010. Il presidente polacco Lech Kaczynski ha firmato l’emendamento al Codice penale che vieterà la produzione e diffusione, di simboli di propaganda delle idee comuniste. L’emendamento approvato dal Senato polacco prevede la pena di reclusione fino a due anni, la legge entrerà in vigore 6 mesi dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.
La notizia risale al 28 novembre 2009, ma vale la pena di rifletterci sopra perché produrrà i suoi effetti nel 2010. Il presidente polacco Lech Kaczynski ha firmato l’emendamento al Codice penale che vieterà la produzione e diffusione, di simboli di propaganda delle idee comuniste. L’emendamento approvato dal Senato polacco prevede la pena di reclusione fino a due anni, la legge entrerà in vigore 6 mesi dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.
Ecco l’articolo 256 del Codice penale polacco dopo l’emendamento di modifica.
Art. 256
§ 1. Tutti coloro che pubblicamente fanno propaganda per regimi fascisti o per ogni altro regime totalitario o lancino appelli all’odio su basi nazionali, razziali, religiose, sono soggetti a sanzioni, restrizioni e privazioni della libertà, fino a una pena di 2 anni.
§ 2. La medesima pena deve essere comminata a chi, allo scopo di propagandare, produrre, importare, affittare, immagazzinare, presentare, trasportare o inviare oggetti contenenti simboli descritti nel § 1 o recanti simboli comunisti.
La storia della Polonia nel novecento, prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale, è stata
caratterizzata da una particolare crudeltà, il suo territorio fu invaso dalla Germania di Hitler e dall'Unione Sovietica e spartito fra i due Stati aggressori sulla base del Patto Molotov-Ribbentrop. I due regimi totalitari e nemici tra loro, furono capaci di stabilire un patto provvisorio di pace per spartirsi la Polonia. Il paese soffrì quell’occupazione, ci furono più di 6 milioni di morti in quella guerra, metà dei quali ebrei polacchi.
Alla fine della guerra la Polonia si trovò suo malgardo nel blocco sovietico con un governo comunista, conobbe i cupi aspetti dello stalinismo, la morsa oppressiva si allento solo dopo il 1956; ma per una speranza di libertà la Polonia dovrà attendere gli anni ottanta e il movimento di "Solidarność".
La nuova norma del Codice penale polacco, che accomuna simboli del nazismo e simboli del comunismo, deriva sicuramente dal ricordo del novecento che è stato un secolo crudele.
Ma nazismo, fascismo e comunismo si possono considerare come se fossero la stessa cosa?
Credo che identificare il comunismo con la sola esperienza totalitaria dello stalinismo sia come identificare la storia della cristianità con la sola esperienza della Santa Inquisizione.
Il comunismo è un movimento molto complesso e di carattere universalista. Le pratiche comuniste affondano le loro radici in epoche lontane della storia dell’uomo: “Or tutti coloro che credevano stavano insieme ed avevano ogni cosa in comune. E vendevano i poderi e i beni e li distribuivano a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. E perseveravano con una sola mente tutti i giorni nel tempio e rompendo il pane di casa in casa, prendevano il cibo insieme con gioia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo.” (Atti degli Apostoli, 2,44-47)
Se vogliamo considerare la parola comunismo facendo solo riferimento alla storia moderna, dobbiamo considerare in modo diverso l’apporto marxista da quello precedente degli utopisti (Babeuf, Saint-Simon, Fourier....); come nello stesso periodo di Marx non possiamo ignorare la posizione libertaria sostenuta da Bakunin; agli inizi del novecento non possiamo ignorare le divergenti posizioni di Lenin e Rosa Luxemburg; infine, non possiamo dire che Stalin e Trotsky siano la stessa persona.
La bandiera rossa e la falce e martello non hanno solo caratterizzato i comunisti, sono stati anche i simboli di socialisti e socialdemocratici che a partire dalla Seconda Internazionale si sono distanziati dal comunismo.
Riguardo all’analisi del totalitarismo esistono analisi accurate come quella di Hannah Arendt in Le origini del totalitarismo (1951); qui di seguito voglio solo esaminare, anche disordinatamente, alcune questioni in merito alle diversità, non per il tentativo di assolvere qualcuno dei totalitarismi ma per necessità di chiarezza.
Il comunismo marxista ha alla radice una affermazione come questa:
“Il comunismo è la dottrina delle condizioni della liberazione del proletariato [cioè di] quella classe della società che trae il suo sostentamento soltanto e unicamente dalla vendita del proprio lavoro, e non dal profitto di un capitale”. (Karl Marx e Friedrich Engels, Princìpi del Comunismo)La frase esplicita che lo stesso comunismo marxista si è ispirato a una giustizia egualitaria tra gli uomini; coltivava il desiderio di una società meno ingiusta e meno infelice.
Marx ed Engels non indicarono forme stataliste e lo stesso Lenin ipotizzò, in Stato e rivoluzione, la realizzazione del comunismo attraverso la dissoluzione dello Stato. Come è stato possibile che il marxismo-leninismo si sia trasformato in una dittatura statalista, violenta e totalitaria?
Credo che le motivazioni siano quattro almeno per le vicende accadute in URSS:
- la mancanza nella dottrina marxista-leninista di una centralità della libertà del singolo uomo, e, di conseguenza, la mancanza della necessaria coniugazione della libertà del singolo con le ragioni della lotta di classe;
- la scelta di Lenin del partito unico come motore di ogni elaborazione;
- la scelta successiva di Stalin di una impostazione totalitaria dell’intera società sovietica;
- l’accerchiamento iniziale di tutte le democrazie borghesi che giustificò all’interno dell’URSS un permanente stato di guerra
Nella società sovietica il politico comincia ad ingoiare tutto: ingoia la sfera economica, ingoia la sfera culturale, ingoia la libertà dei singoli. L’intera società si esprime nello Stato, lo Stato è ispirato dal partito, il partito ha un suo centro elaboratore di principi per tutti. Pur appellandosi alla lotta di classe si costruisce uno Stato depositario della lotta di classe che distrugge gli organismi sindacali e di rappresentanza, entra nella vita dei cittadini, annienta la libertà dei singoli sacrificando la libertà di pensiero sull’altare del progetto sociale della sazietà materiale. Il totalitarismo sovietico porta alla eliminazione di tutti i possibili nemici; con la costruzione di un sistema sociale sprovvisto di garanzie democratiche per le minoranze gli oppositori saranno completamente privi di ogni minima protezione e anche come singoli uomini non verranno più rispettati.
Il connotato aggiuntivo di questa tragedia è stato il culto della personalità del capo, il partito viene identificato con il suo leader, una specie di personificazione dello stesso centro motore del partito; e Stalin, il novello zar di tutte le russie, accetta questa personificazione, la protegge e l’amplifica, e in questo gioco si perde, i suoi tenebrosi timori diventano morte per i suoi avversari, il sospetto aleggia anche sui compagni più vicini che vengono trucidati, il sogno del comunismo si perde nel sangue di quei delitti. Eppure era un sogno di umana fratellanza.
I principi ispiratori del comunismo sono ben lontani da quelli del fascismo, ed anche rispetto al fascismo sono diversi i principi ispiratori del nazismo.
Il fascismo è un movimento moderno del novecento e nasce nel 1919. Il fondatore del fascismo, Benito Mussolini, vuole prendere le distanze dall’essere stato socialista e rivendica tutta l’originalità moderna della sua creatura. Lo stesso simbolo del fascio non fa certo riferimento alla storia del movimento operaio dei fasci siciliani, vuole ricordare la potenza di Roma. Il carattere non egualitario del fascismo è fuori discussione, disprezza ogni possibile egualitarismo in nome del valore dei migliori, disprezza la debolezza della democrazia. Il fascismo volle demolire l’egualitarismo comunista ma non volle valorizzare la libertà del singolo uomo; i cosiddetti principi astratti di una società da realizzare erano superiori alle libertà dei singoli.
Il fascismo ha una vocazione totalitaria fin dall’inizio, ma a differenza del comunismo non ingoia l’economico e fa dei patti con la cultura cattolica. Il partito unico, l’invadenza propagandistica nella vita quotidiana, l’organizzazione del consenso in ogni settore sociale, l’eliminazione di ogni garanzia per le minoranze, i divieti alla libertà di stampa, fanno sì che tale sistema sia da considerarsi totalitario. Rispetto al culto della personalità del capo il fascismo non ha problemi, nasce con incorporata tale cultura fino ad imporla come simbolo di virilità da imitare.
Il nazismo è anch’esso un movimento moderno del novecento, in parte si ispirava allo stesso fascismo, ma il nazismo aveva caratteristiche diverse. Il nucleo del pensiero razzista del nazismo era chiaramente esposto nel Mein kampf, programma politico che Hitler compose in collaborazione con Rudolf Hess nel 1924. I riferimenti al ruolo guida del popolo tedesco sono ben esplicitati, gli ebrei sono fin dal momento iniziale indicati come il male del mondo da estirpare insieme al comunismo, la democrazia è indicata come una forma di debolezza. Questo libro oggi può sembrare farneticante, ma fu letto da tanti che allora ne furono affascinati. Fino all'ascesa al potere di Hitler del 1933 furono venduti 287.000 esemplari. Nell'anno di ascesa vennero vendute ben un milione e mezzo di copie. Durante i dodici anni del regime circa 10 milioni di copie furono diffuse.
La vocazione totalitaria del nazismo si espresse subito affossando la democrazia in Germania, ma come il fascismo non ingoiò l’economico e la religione, cercò di porli al suo servizio. Il capo ebbe un carattere divinatorio, lo stesso saluto quotidiano fu un inneggiare al dio sole Hitler. Il regime si definì esso stesso totalitario e volle entrare nel fisico e nella mente degli uomini fino alla determinazione genetica di una nuova super razza.
Fascismo e nazismo si potrebbero per l’aspetto economico dello Stato definirsi come meno totalitari del comunismo staliniano: vanno al potere sulla base di un consenso popolare elettivo e successivamente eliminano gli strumenti elettivi, lasciano spazio alla libera iniziativa economica e cercano di farsi ben volere dalle autorità religiose; ma vogliono controllare gli uomini nei corpi e nelle menti e si cimentano in guerre di annessione e di distruzione catastrofiche. In particolare il nazismo porterà avanti il suo progetto di sterminio degli ebrei, dei rom, degli omosessuali, dei comunisti.
Se andiamo a confrontare i gulag di Stalin con i campi di sterminio nazisti troviamo elementi di orrore che sono simili. Se leggiamo il Mein kampf e lo confrontiamo con il Manifesto di Marx (o anche gli scritti di Lenin) troviamo delle grandi differenze.
Il fascismo e il nazismo sono due fenomeni del novecento; il comunismo lo troviamo come aspirazione incompiuta: nell’Utopia di Thomas More, nella La Città del Sole di Tommaso Campanella, nel modus vivendi dei primi cristiani e in quello di società primitive.
I risultati della Seconda guerra mondiale hanno posto la parola fine ai regimi fascisti e nazisti. Il comunismo reale dell’URSS è continuato a vivere dopo quella guerra. Dopo la morte di Stalin il sistema continuerà a sopravvivere, è un sistema troppo forte per finire con la morte del “piccolo padre”, ciò che è “casa” sopravvive a chi l’ha edificata fino a quando gli ultimi pilastri non cedono. Krusciov critica il “piccolo padre” per i delitti e continua con il suo schema socio-economico totalitario; lo stesso Krusciov viene messo da parte e dopo diverse alternanze al potere si arriva al definitivo tracollo del sistema. Il totalitarismo stalinista si era via via trasformato in un autoritarismo stanco e il socialismo reale mostrava di non essere riuscito a mantenere la promessa di quell’abbondanza di beni che avrebbe portato alla felicità. Negli anni ottanta la glasnost e la Perestrojka di Gorbaciov pongono fine ad un sistema già in decadenza
Il comunismo è stato predicato in Europa e nel mondo da grandi e piccoli partiti comunisti; anche quando era in vita Stalin parte del movimento comunista internazionale contestava la sua supremazia, ne sono stati un esempio i movimenti anarco-comunisti e quarta internazionalisti di ispirazione trotzkista. I grandi partiti comunisti europei, legati ideologicamente e politicamente all’URSS, sono stati accomodanti o silenziosi riguardo al totalitarismo stalinista. Non sono entrati in crisi dopo il rapporto Kruscev o dopo l’invasione dell’Ungheria o con la lettura delle vicissitudini dei gulag raccontate da Solženicyn; si sono sciolti come neve al sole dopo la caduta del muro di Berlino.
Cosa ci rimane a noi poveri esseri che siamo stati sfiorati dall’ombra tragica della Storia e che ancora, nonostante tutto, pensiamo e desideriamo una giustizia sociale che possa sollevare gli uomini dalla miseria e dallo sfruttamento? Il comunismo come fratellanza umana è realizzabile solo con la libera evoluzione della coscienza umana, le accelerazioni forzate determinano solo malessere. Va ricercato un sano operare politico verso la fratellanza, riconoscendo il valore di ogni singolo uomo e tenendo conto delle condizioni storiche ed economiche.
In questa fase iniziale del duemila il nostro pianeta è ormai diventato piccolo, e a me pare dominato da cinque questioni:
- la crisi economica originata negli USA, che ha rivelato che il capitalismo senza regole e senza interventi statali è fragile oltre che ingiusto con i più deboli;
- l’espansione della Cina che ha fondato un socilal-capitalismo autoritario, che si richiama al comunismo solo per il sistema partito, che lascia libero il massimo dello sviluppo capitalista e che non riconosce le libertà individuali;
- l’estrema miseria di alcuni paesi, molti dei quali in Africa, dove ancora oggi si può normalmente morire di fame e di sete senza che ciò possa creare rimorsi al nostro vivere quotidiano;
- il rapporto contraddittorio di tutti gli uomini con le sostanze del pianeta, dove il vivere per l’oggi ci fa distruggere fonti di sopravvivenza per le generazioni future;
- il disordinato correre verso radici antiche, religiose o di costume, non per ritrovare l’universalità dell’uomo ma per fare guerra ad un altro uomo.
Credo che ci occorra una via di mezzo.
Oggi tanti partiti sono in vario modo socialdemocratici, ma nessuno vuole pronunciare la parola socialdemocrazia come se fosse un tabù. Ma l’intervento dello Stato nell’economia in aiuto dello svantaggio sociale e senza l’eliminazione dell’iniziativa privata è riconducibile storicamente alla socialdemocrazia. Chiamare le cose con il loro nome favorisce l’eliminazione degli equivoci.
Questo non significa fare riferimento alla socialdemocrazia europea degli inizi del ventesimo secolo, così debole e incerta al punto di accettare le logiche della prima guerra mondiale.
Ci è necessaria una socialdemocrazia moderna ed improntata a nuove scelte di prospettiva: dove la libertà di pensiero nella sua libera espressione venga posta come elemento fondante della società, con un’economia mista dove gli interventi statali possano convivere con l’iniziativa privata; dove possano esistere dei limiti all’arricchimento attraverso aspetti normativi o fiscali; dove la disoccupazione non sia vissuta come disperazione, dove non si accetta di cedere fette del territorio dello Stato alla delinquenza organizzata, dove l’attenzione all’impatto ambientale abbia la dovuta cura per le generazioni future, dove l’impegno internazionale abbia come fine la pace ed anche la liberazione dell’uomo dalla fame e dalla miseria.
Ancora oggi nelle nostre società capitalistiche la sfera economica è così forte al punto da condizionare quella politica e quella culturale. Non possiamo, però, aspirare ad una società dove la sfera politica ingoia quella economica e quella culturale; e neanche ad una società dominata da sacerdoti che dettano le leggi. Equilibrio ed equidistanza tra le diverse componenti della società sono necessari per una sana vita sociale.
Ragionando nel merito della sfera politica, non possiamo dimenticare che la democrazia si basa sulla divisione dei poteri, sulle garanzie date alle minoranze, e sulle libertà individuali di ogni uomo. Se cominciano a flettere questi istituti di garanzia della democrazia il rischio di totalitarismo è sempre alle porte; il totalitarismo si potrà chiamare in vario modo ma è sempre nefando.
Proibire simboli e proibire parole non ci aiuta a liberarci dal totalitarismo e potrebbe portare a limitare gli istituti di garanzia della democrazia.
La libertà di pensiero nella sua libera espressione attraverso la stampa e attraverso le nuove modalità tecnologiche è il cardine per mantenere vitale la società ed è l’antidodo per tenere lontano l’autoritarismo e il totalitarismo. Nell’esercizio di questa libertà occorre saggiare ogni parola con scrupolo, per evitare che diventi sasso, per evitare che diventi un inutile sfoggio di una sciocca contesa, per farla diventare un utile frutto per la comprensione tra gli uomini.
francesco zaffuto
(immagine “si può rompere tutto” fotocomposizione © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)
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§ 2. La medesima pena deve essere comminata a chi, allo scopo di propagandare, produrre, importare, affittare, immagazzinare, presentare, trasportare o inviare oggetti contenenti simboli descritti nel § 1 o recanti simboli comunisti.
La storia della Polonia nel novecento, prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale, è stata
caratterizzata da una particolare crudeltà, il suo territorio fu invaso dalla Germania di Hitler e dall'Unione Sovietica e spartito fra i due Stati aggressori sulla base del Patto Molotov-Ribbentrop. I due regimi totalitari e nemici tra loro, furono capaci di stabilire un patto provvisorio di pace per spartirsi la Polonia. Il paese soffrì quell’occupazione, ci furono più di 6 milioni di morti in quella guerra, metà dei quali ebrei polacchi.
Alla fine della guerra la Polonia si trovò suo malgardo nel blocco sovietico con un governo comunista, conobbe i cupi aspetti dello stalinismo, la morsa oppressiva si allento solo dopo il 1956; ma per una speranza di libertà la Polonia dovrà attendere gli anni ottanta e il movimento di "Solidarność".
La nuova norma del Codice penale polacco, che accomuna simboli del nazismo e simboli del comunismo, deriva sicuramente dal ricordo del novecento che è stato un secolo crudele.
Ma nazismo, fascismo e comunismo si possono considerare come se fossero la stessa cosa?
Credo che identificare il comunismo con la sola esperienza totalitaria dello stalinismo sia come identificare la storia della cristianità con la sola esperienza della Santa Inquisizione.
Il comunismo è un movimento molto complesso e di carattere universalista. Le pratiche comuniste affondano le loro radici in epoche lontane della storia dell’uomo: “Or tutti coloro che credevano stavano insieme ed avevano ogni cosa in comune. E vendevano i poderi e i beni e li distribuivano a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. E perseveravano con una sola mente tutti i giorni nel tempio e rompendo il pane di casa in casa, prendevano il cibo insieme con gioia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo.” (Atti degli Apostoli, 2,44-47)
Se vogliamo considerare la parola comunismo facendo solo riferimento alla storia moderna, dobbiamo considerare in modo diverso l’apporto marxista da quello precedente degli utopisti (Babeuf, Saint-Simon, Fourier....); come nello stesso periodo di Marx non possiamo ignorare la posizione libertaria sostenuta da Bakunin; agli inizi del novecento non possiamo ignorare le divergenti posizioni di Lenin e Rosa Luxemburg; infine, non possiamo dire che Stalin e Trotsky siano la stessa persona.
La bandiera rossa e la falce e martello non hanno solo caratterizzato i comunisti, sono stati anche i simboli di socialisti e socialdemocratici che a partire dalla Seconda Internazionale si sono distanziati dal comunismo.
Riguardo all’analisi del totalitarismo esistono analisi accurate come quella di Hannah Arendt in Le origini del totalitarismo (1951); qui di seguito voglio solo esaminare, anche disordinatamente, alcune questioni in merito alle diversità, non per il tentativo di assolvere qualcuno dei totalitarismi ma per necessità di chiarezza.
Il comunismo marxista ha alla radice una affermazione come questa:
“Il comunismo è la dottrina delle condizioni della liberazione del proletariato [cioè di] quella classe della società che trae il suo sostentamento soltanto e unicamente dalla vendita del proprio lavoro, e non dal profitto di un capitale”. (Karl Marx e Friedrich Engels, Princìpi del Comunismo)La frase esplicita che lo stesso comunismo marxista si è ispirato a una giustizia egualitaria tra gli uomini; coltivava il desiderio di una società meno ingiusta e meno infelice.
Marx ed Engels non indicarono forme stataliste e lo stesso Lenin ipotizzò, in Stato e rivoluzione, la realizzazione del comunismo attraverso la dissoluzione dello Stato. Come è stato possibile che il marxismo-leninismo si sia trasformato in una dittatura statalista, violenta e totalitaria?
Credo che le motivazioni siano quattro almeno per le vicende accadute in URSS:
- la mancanza nella dottrina marxista-leninista di una centralità della libertà del singolo uomo, e, di conseguenza, la mancanza della necessaria coniugazione della libertà del singolo con le ragioni della lotta di classe;
- la scelta di Lenin del partito unico come motore di ogni elaborazione;
- la scelta successiva di Stalin di una impostazione totalitaria dell’intera società sovietica;
- l’accerchiamento iniziale di tutte le democrazie borghesi che giustificò all’interno dell’URSS un permanente stato di guerra
Nella società sovietica il politico comincia ad ingoiare tutto: ingoia la sfera economica, ingoia la sfera culturale, ingoia la libertà dei singoli. L’intera società si esprime nello Stato, lo Stato è ispirato dal partito, il partito ha un suo centro elaboratore di principi per tutti. Pur appellandosi alla lotta di classe si costruisce uno Stato depositario della lotta di classe che distrugge gli organismi sindacali e di rappresentanza, entra nella vita dei cittadini, annienta la libertà dei singoli sacrificando la libertà di pensiero sull’altare del progetto sociale della sazietà materiale. Il totalitarismo sovietico porta alla eliminazione di tutti i possibili nemici; con la costruzione di un sistema sociale sprovvisto di garanzie democratiche per le minoranze gli oppositori saranno completamente privi di ogni minima protezione e anche come singoli uomini non verranno più rispettati.
Il connotato aggiuntivo di questa tragedia è stato il culto della personalità del capo, il partito viene identificato con il suo leader, una specie di personificazione dello stesso centro motore del partito; e Stalin, il novello zar di tutte le russie, accetta questa personificazione, la protegge e l’amplifica, e in questo gioco si perde, i suoi tenebrosi timori diventano morte per i suoi avversari, il sospetto aleggia anche sui compagni più vicini che vengono trucidati, il sogno del comunismo si perde nel sangue di quei delitti. Eppure era un sogno di umana fratellanza.
I principi ispiratori del comunismo sono ben lontani da quelli del fascismo, ed anche rispetto al fascismo sono diversi i principi ispiratori del nazismo.
Il fascismo è un movimento moderno del novecento e nasce nel 1919. Il fondatore del fascismo, Benito Mussolini, vuole prendere le distanze dall’essere stato socialista e rivendica tutta l’originalità moderna della sua creatura. Lo stesso simbolo del fascio non fa certo riferimento alla storia del movimento operaio dei fasci siciliani, vuole ricordare la potenza di Roma. Il carattere non egualitario del fascismo è fuori discussione, disprezza ogni possibile egualitarismo in nome del valore dei migliori, disprezza la debolezza della democrazia. Il fascismo volle demolire l’egualitarismo comunista ma non volle valorizzare la libertà del singolo uomo; i cosiddetti principi astratti di una società da realizzare erano superiori alle libertà dei singoli.
Il fascismo ha una vocazione totalitaria fin dall’inizio, ma a differenza del comunismo non ingoia l’economico e fa dei patti con la cultura cattolica. Il partito unico, l’invadenza propagandistica nella vita quotidiana, l’organizzazione del consenso in ogni settore sociale, l’eliminazione di ogni garanzia per le minoranze, i divieti alla libertà di stampa, fanno sì che tale sistema sia da considerarsi totalitario. Rispetto al culto della personalità del capo il fascismo non ha problemi, nasce con incorporata tale cultura fino ad imporla come simbolo di virilità da imitare.
Il nazismo è anch’esso un movimento moderno del novecento, in parte si ispirava allo stesso fascismo, ma il nazismo aveva caratteristiche diverse. Il nucleo del pensiero razzista del nazismo era chiaramente esposto nel Mein kampf, programma politico che Hitler compose in collaborazione con Rudolf Hess nel 1924. I riferimenti al ruolo guida del popolo tedesco sono ben esplicitati, gli ebrei sono fin dal momento iniziale indicati come il male del mondo da estirpare insieme al comunismo, la democrazia è indicata come una forma di debolezza. Questo libro oggi può sembrare farneticante, ma fu letto da tanti che allora ne furono affascinati. Fino all'ascesa al potere di Hitler del 1933 furono venduti 287.000 esemplari. Nell'anno di ascesa vennero vendute ben un milione e mezzo di copie. Durante i dodici anni del regime circa 10 milioni di copie furono diffuse.
La vocazione totalitaria del nazismo si espresse subito affossando la democrazia in Germania, ma come il fascismo non ingoiò l’economico e la religione, cercò di porli al suo servizio. Il capo ebbe un carattere divinatorio, lo stesso saluto quotidiano fu un inneggiare al dio sole Hitler. Il regime si definì esso stesso totalitario e volle entrare nel fisico e nella mente degli uomini fino alla determinazione genetica di una nuova super razza.
Fascismo e nazismo si potrebbero per l’aspetto economico dello Stato definirsi come meno totalitari del comunismo staliniano: vanno al potere sulla base di un consenso popolare elettivo e successivamente eliminano gli strumenti elettivi, lasciano spazio alla libera iniziativa economica e cercano di farsi ben volere dalle autorità religiose; ma vogliono controllare gli uomini nei corpi e nelle menti e si cimentano in guerre di annessione e di distruzione catastrofiche. In particolare il nazismo porterà avanti il suo progetto di sterminio degli ebrei, dei rom, degli omosessuali, dei comunisti.
Se andiamo a confrontare i gulag di Stalin con i campi di sterminio nazisti troviamo elementi di orrore che sono simili. Se leggiamo il Mein kampf e lo confrontiamo con il Manifesto di Marx (o anche gli scritti di Lenin) troviamo delle grandi differenze.
Il fascismo e il nazismo sono due fenomeni del novecento; il comunismo lo troviamo come aspirazione incompiuta: nell’Utopia di Thomas More, nella La Città del Sole di Tommaso Campanella, nel modus vivendi dei primi cristiani e in quello di società primitive.
I risultati della Seconda guerra mondiale hanno posto la parola fine ai regimi fascisti e nazisti. Il comunismo reale dell’URSS è continuato a vivere dopo quella guerra. Dopo la morte di Stalin il sistema continuerà a sopravvivere, è un sistema troppo forte per finire con la morte del “piccolo padre”, ciò che è “casa” sopravvive a chi l’ha edificata fino a quando gli ultimi pilastri non cedono. Krusciov critica il “piccolo padre” per i delitti e continua con il suo schema socio-economico totalitario; lo stesso Krusciov viene messo da parte e dopo diverse alternanze al potere si arriva al definitivo tracollo del sistema. Il totalitarismo stalinista si era via via trasformato in un autoritarismo stanco e il socialismo reale mostrava di non essere riuscito a mantenere la promessa di quell’abbondanza di beni che avrebbe portato alla felicità. Negli anni ottanta la glasnost e la Perestrojka di Gorbaciov pongono fine ad un sistema già in decadenza
Il comunismo è stato predicato in Europa e nel mondo da grandi e piccoli partiti comunisti; anche quando era in vita Stalin parte del movimento comunista internazionale contestava la sua supremazia, ne sono stati un esempio i movimenti anarco-comunisti e quarta internazionalisti di ispirazione trotzkista. I grandi partiti comunisti europei, legati ideologicamente e politicamente all’URSS, sono stati accomodanti o silenziosi riguardo al totalitarismo stalinista. Non sono entrati in crisi dopo il rapporto Kruscev o dopo l’invasione dell’Ungheria o con la lettura delle vicissitudini dei gulag raccontate da Solženicyn; si sono sciolti come neve al sole dopo la caduta del muro di Berlino.
Cosa ci rimane a noi poveri esseri che siamo stati sfiorati dall’ombra tragica della Storia e che ancora, nonostante tutto, pensiamo e desideriamo una giustizia sociale che possa sollevare gli uomini dalla miseria e dallo sfruttamento? Il comunismo come fratellanza umana è realizzabile solo con la libera evoluzione della coscienza umana, le accelerazioni forzate determinano solo malessere. Va ricercato un sano operare politico verso la fratellanza, riconoscendo il valore di ogni singolo uomo e tenendo conto delle condizioni storiche ed economiche.
In questa fase iniziale del duemila il nostro pianeta è ormai diventato piccolo, e a me pare dominato da cinque questioni:
- la crisi economica originata negli USA, che ha rivelato che il capitalismo senza regole e senza interventi statali è fragile oltre che ingiusto con i più deboli;
- l’espansione della Cina che ha fondato un socilal-capitalismo autoritario, che si richiama al comunismo solo per il sistema partito, che lascia libero il massimo dello sviluppo capitalista e che non riconosce le libertà individuali;
- l’estrema miseria di alcuni paesi, molti dei quali in Africa, dove ancora oggi si può normalmente morire di fame e di sete senza che ciò possa creare rimorsi al nostro vivere quotidiano;
- il rapporto contraddittorio di tutti gli uomini con le sostanze del pianeta, dove il vivere per l’oggi ci fa distruggere fonti di sopravvivenza per le generazioni future;
- il disordinato correre verso radici antiche, religiose o di costume, non per ritrovare l’universalità dell’uomo ma per fare guerra ad un altro uomo.
Credo che ci occorra una via di mezzo.
Oggi tanti partiti sono in vario modo socialdemocratici, ma nessuno vuole pronunciare la parola socialdemocrazia come se fosse un tabù. Ma l’intervento dello Stato nell’economia in aiuto dello svantaggio sociale e senza l’eliminazione dell’iniziativa privata è riconducibile storicamente alla socialdemocrazia. Chiamare le cose con il loro nome favorisce l’eliminazione degli equivoci.
Questo non significa fare riferimento alla socialdemocrazia europea degli inizi del ventesimo secolo, così debole e incerta al punto di accettare le logiche della prima guerra mondiale.
Ci è necessaria una socialdemocrazia moderna ed improntata a nuove scelte di prospettiva: dove la libertà di pensiero nella sua libera espressione venga posta come elemento fondante della società, con un’economia mista dove gli interventi statali possano convivere con l’iniziativa privata; dove possano esistere dei limiti all’arricchimento attraverso aspetti normativi o fiscali; dove la disoccupazione non sia vissuta come disperazione, dove non si accetta di cedere fette del territorio dello Stato alla delinquenza organizzata, dove l’attenzione all’impatto ambientale abbia la dovuta cura per le generazioni future, dove l’impegno internazionale abbia come fine la pace ed anche la liberazione dell’uomo dalla fame e dalla miseria.
Ancora oggi nelle nostre società capitalistiche la sfera economica è così forte al punto da condizionare quella politica e quella culturale. Non possiamo, però, aspirare ad una società dove la sfera politica ingoia quella economica e quella culturale; e neanche ad una società dominata da sacerdoti che dettano le leggi. Equilibrio ed equidistanza tra le diverse componenti della società sono necessari per una sana vita sociale.
Ragionando nel merito della sfera politica, non possiamo dimenticare che la democrazia si basa sulla divisione dei poteri, sulle garanzie date alle minoranze, e sulle libertà individuali di ogni uomo. Se cominciano a flettere questi istituti di garanzia della democrazia il rischio di totalitarismo è sempre alle porte; il totalitarismo si potrà chiamare in vario modo ma è sempre nefando.
Proibire simboli e proibire parole non ci aiuta a liberarci dal totalitarismo e potrebbe portare a limitare gli istituti di garanzia della democrazia.
La libertà di pensiero nella sua libera espressione attraverso la stampa e attraverso le nuove modalità tecnologiche è il cardine per mantenere vitale la società ed è l’antidodo per tenere lontano l’autoritarismo e il totalitarismo. Nell’esercizio di questa libertà occorre saggiare ogni parola con scrupolo, per evitare che diventi sasso, per evitare che diventi un inutile sfoggio di una sciocca contesa, per farla diventare un utile frutto per la comprensione tra gli uomini.
francesco zaffuto
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La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e con i mezzi stabiliti dalle famiglie dei padroni.
Il padrone dice al servo: “ma ti faccio votare, non ti senti sovrano?”
I padroni di bassa qualità, per restare al potere, usano sgherri e lacchè per tartassare i servi, e utilizzano parte dei soldi estorti ai servi per pagare sgherri e lacchè, ovvero per comprarsi voti. Il resto lo intascano loro.
Questo permette loro di socializzare i costi del consenso, cioè di far pagare alla maggioranza di oppositori o di disinteressati il costo sia delle rendite distribuite ai clientes sia dei copiosi sussidi che le famiglie al potere ritagliano per se stesse, camuffandoli sotto le più varie forme e con le più varie modalità. Ovviamente, a tal fine, più disinteressati e distratti ci sono fra il popolo, meglio è.
(“… se metà dei servi si rivoltano, abbiamo abbastanza denaro per assoldare l’altra metà dei servi, e mandarla a sparare addosso ai rivoltosi…”
oggi non è più necessario sparare ai servi, c’è il lavaggio del cervello, basta mandarli in discoteca o far loro vedere i reality, non si rivolteranno più…)
Uguaglianza
Il padrone vuole tutti i servi uguali davanti a lui.
Non vuole capaci ed efficienti competitor, vuole servi balordi, cannati, da discoteca, da stadio, o, nella migliore delle ipotesi, da offerte dei centri commerciali.
Accoglienza
Il padrone sostituisce i servi italiani pretenziosi, organizzati, sindacalizzati, relativamente acculturati, con nuovi servi africani, asiatici, sudamericani, disperati disposti a tutto, a lavorare 18 ore al giorno in uno scantinato, a vivere in venti in una bicocca.
La nuova forza lavoro per la grande industria assistita succhiasoldipubblici, la nuova manovalanza per la criminalità organizzata, nuovi corpi a disposizione per chi va a p.ttane o a viados.
Solidarietà
Sussidi di stato per chi gestisce l’immigrazione dei nuovi servi. Soldi pubblici per chi ci mangia sopra. Elemosine gestite clientelarmente. Soldi di noi contribuenti coi quali i padroni comprano voti e consenso.
Garantismo
Il dominante di infima qualità, quello che si impone con la violenza, con la menzogna, col crimine, col furto, con l’inganno, col tradimento, mantiene i governati nelle peggiori condizioni possibili, perché sa che peggiore è la qualità di vita dei governati, tanto meglio è per lui. La sua greppia e il suo scranno sono più sicuri.
Colpisce i dominati onesti e lavoratori, e favorisce i delinquenti, i puzzoni, gli insolventi, i truffatori. Le organizzazioni criminali, braccio armato dei padroni nei traffici illeciti, non devono essere disturbate.
Favor rei e favor debitoris.
E’ garantista chi sulla delinquenza ci mangia sopra.
Mezzi di distrazione di massa , mezzi di asservimento di massa (balla servo, balla)
RispondiEliminaIl padrone guarda il buon servo, tatuato e con piercing, ballare nella discoteca che ha fatto costruire per lui e per gli altri suoi servi , e pensa:
“BALLA SERVO, BALLA.
Da quello scemo che sei.
Picchiati con qualche altro servo, da quel cafone bullo che sei, ma ovviamente a me non mi tocchi neanche con un dito, neppure sai chi sono.
Vieni nella mia discoteca a cercare sesso o affetto, l’anima gemella o una delle mie puttane pagandola.
E impasticcati, riempiti della droga e dell’alcool che ti vendo, sfasciati nell’automobilina elettronica che ho fabbricato per te.
Cos’altro ti meriti, fesso come sei.
E vivi e lavora per me , pagami tasse e contributi , lascia che ti inflaziono i tuoi risparmi , usa questa moneta di carta straccia da me imposta , pagami il 20% d’IVA su ogni cosa che compri , vieni a leccarmi il sedere se vuoi un posto di lavoro…
Ma… a tutto questo non devi pensare, né ora né mai, devi rimuoverlo dalla mente, da quella tua mente tanto stupida e indifesa che io controllo così bene. Non pensare, testa vuota, BALLA.
Ti do panem et circensem.
Droga, discoteca, calcio, musica, TV spazzatura, notti bianche, concerti in piazza, rave: ho creato tutto questo per te,
proprio per TE,
SERVO.
Figlio di fessi e fesso tu stesso, fesso e servo ti faccio rimanere.
A te e alla tua famiglia di servi fessi.
Servi per l’eternità”
Emancipazione
Il buon servo deve ballare, ascoltare musica, innamorarsi, fare sesso.
I padroni fanno i soldi, i servi fanno i figli.
La moglie, la figlia, la sorella del servo devono essere a disposizione del padrone.
La famiglia del servo deve essere disunita, disorganizzata, lacerata da liti interne, marito contro moglie, figli contro genitori, fratelli l’uno contro l’altro.
La famiglia del servo deve essere debole, non competitiva, non pericolosa, disarmata, imbelle.
Dividi et impera.
Trasgressione
Il servo che trasgredisce obbedisce al padrone. E’ funzionale al regime. E’ per lui lecito fare del male a se stesso e agli altri servi. Nessun giudice nominato dai padroni lo punirà.
Il padrone vuole che il servo balordo trasgredisca le regole del vivere civile tra servi. Così i servi vivono soffocati nella m.rda, e non pensano a rivoltarsi, a uccidere le famiglie dei padroni.
Pub, discoteche, piercing, tatuaggi, ultras, droga, alcool: facciamo scannare i servi tra di loro, noi padroni vivremo più tranquilli.
Dividi et impera, semper.
Filippo Matteucci - DEMOCRAZIA TURNARIA
Libertarian Writer & Blogger
P.S. – spunto di riflessione per qualsiasi buon servo : sai quali famiglie padrone controllano il tuo comune, la tua provincia, la tua regione, la tua vuota esistenza, la tua vuota testa …?
Nessuna associazione politica, nessun movimento, nessun partito, nessuna cooperativa, nessun sindacato, è veramente democratico se non prevede la possibilità per qualsiasi associato di ricoprire cariche a semplice sua richiesta, magari tramite un cursus honorum (cioè partendo da incarichi minori e poi salendo a quelli di maggior potere), se non prevede che chi ha già ricoperto cariche non può ricoprirle nuovamente (magari per 10 o 20 anni), ma deve dare la possibilità anche agli altri di svolgere quelle funzioni.
Le elezioni sono solo una truffa ai danni di chi non ha potere, servono a far eleggere chi vuole il potente, il dominante, il padrone.
Le elezioni non sono mai libere, sono l’esatto contrario della libertà e della democrazia. Destra o sinistra differenza non fanno, sempre a qualche famiglia padrona obbediscono. Se il popolo vuole la democrazia se la deve fare da solo: auto-organizzazione, propaganda, perseveranza.
ps2: i libertarian anonimi sono inutili per il semplice motivo che in guerra sulle lapidi è necessario incidere nomi.