La Sinistra e le parole, quinta parola: Giustizia
Giustizia
In un conflitto tra due cittadini lo Stato può ergersi a giudice, ma in un conflitto tra un cittadino e lo Stato chi dovrebbe essere il giudice? Se uno dei due contendenti è giudice è abbastanza ovvio che non darà torto a se stesso. La terzietà del giudice è requisito necessario per la giustizia.
La divisione dei poteri dello Stato in legislazione, amministrazione e giurisdizione è una preziosa eredità del pensiero illuminista di Montesquieu, sta a garanzia dell’equilibrio sociale e in difesa della libertà del cittadino più debole; anche se questa garanzia a volte ha un deficit, per le conventicole che attraversano tutti i poteri, crea in ogni caso difficoltà al cattivo operare.
Viviamo un momento in Italia in cui il potere esecutivo ha cominciato a prevalere su quello legislativo: spesso si fa ricorso a decreti di Governo e diverse leggi complesse (omnibus) vengono approvate con ricorso al voto di fiducia. Il potere esecutivo pare volere estendere un controllo anche sulla giurisdizione attraverso la riforma delle carriere della magistratura: separando la carriera della magistratura inquirente da quella giudicante, legando la magistratura inquirente al ministero della giustizia, limitando l’obbligatorietà dell’azione penale, dando alla polizia più poteri procedurali.
La separazione della magistratura inquirente da quella giudicante se configurata come una misura di garanzia di assoluta terzietà della magistratura giudicante può essere condivisibile; ma la magistratura inquirente deve mantenere la sua autonomia dal potere politico come quella giudicante, deve rimanere l’obbligatorietà dell’azione penale, e deve restare in capo alla magistratura il ruolo inquisitorio e non va affidato agli organi di polizia. Un potere esecutivo che vuole esercitare un controllo verso la magistratura inquirente crea le premesse per scelte autoritarie.
L’elenco dei mali della Giustizia nel nostro paese è notevole, ma spesso non trattasi di mali che si possono fare risalire ai giudici, le responsabilità maggiori sono in capo all’organo legislativo che non prende le adeguate misure e spesso è dominato da gruppi politici che fanno calcoli di convenienza o di protezione di interessi.
L’alleggerimento per la Giustizia
Molti reati, specie quelli di minore portata, dal furtarello al contrabbando o al piccolo spaccio di droghe, derivano da un tessuto dove si propaga il malessere sociale. La malavita organizzata spesso usa queste sacche di malessere per il suo primo reclutamento. L’affrontare la questione sociale di cui si è detto alle parole pane e lavoro determina un forte alleggerimento per la giustizia, perché verrebbero a cessare i reati occasionali provocati dal malessere sociale e verrebbe a diminuire anche la base di reclutamento per la malavita organizzata. Di questo alleggerimento ne verrebbe a godere tutta la società in generale.
Sui tempi della giustizia
La giustizia deve essere giusta. E’ una affermazione lapalissiana che rasenta la stupidità ma diventa quasi necessaria per chiarire che è ancora più stupido dire che “la giustizia deve essere breve”. Se la lentezza della giustizia si traduce nei fatti in una ingiustizia per un indagato innocente, la mancanza di un giusto processo e lo scagionamento di un colpevole danneggia le vittime e la società. La giustizia non può trasformarsi in un terno a lotto dove si gioca ad aspettare ritardi e incongruenze procedurali.
Con la giustificazione della difficoltà per i tempi della giustizia nel nostro paese si sono già introdotti: rito abbreviato, patteggiamento con sconti pena, riduzioni di termini di prescrizione e di custodia; oggi si vuole procedere ancora su questa linea con il cosiddetto “processo breve”. Già il patteggiamento e gli sconti di pena hanno introdotto di fatto un processo disuguale per chi ha commesso gli stessi reati: tutti i delinquenti che si caricano subito di una colpa e non fanno perdere tempo alla giustizia ottengono sconti; quelli che testardamente vogliono dimostrare la loro innocenza rischiano di prendere un pacco di anni in più di galera.
Occorre riformare questa riforma che ha introdotto una giustizia non uguale per tutti e non introdurre ulteriori riforme in danno dell’uguaglianza di fronte alla legge. Tutti debbono avere lo stesso giusto processo.
I tempi di attesa dei diversi gradi di giudizio vanno accorciati dotando la giustizia di un sufficiente organico di magistrati, cancellieri e strumenti tecnici idonei.
Se non bastano i giudici, non ci sono problemi, si aprano i concorsi; non mancano avvocati con grande capacità ed esperienza disposti a transitare verso la magistratura. Se non bastano i soldi per pagarli, non ci sono problemi, si riduca lo stipendio a tutti i politici, ai giudici cassazionisti, ai docenti ordinari universitari, ai generali e colonnelli, a presidi di scuola, e si trovano i soldi per pagare i nuovi giudici. Chi degli elencati privilegiati osa dire che la giustizia non serve? Lo dica ad alta voce.
Non se ne vengano con la solita chiacchiera dell’informatizzazione che risolve tutto, l’informatizzazione può sicuramente aiutare ma gli urgenti problemi di organico vanno affrontati, la stessa informatizzazione viene avviata da uomini competenti in organico.
Una riforma che può essere necessaria è rivedere gli aspetti del terzo grado di giudizio, il cosiddetto ricorso in Cassazione. L’accentramento di tutti i processi nella sola sede di Roma porta in effetti a una strozzatura della conclusione dei procedimenti. Il ruolo della Cassazione va rivisto in termini di competenza e in termini di decentramento.
Con la giustificazione della difficoltà per i tempi della giustizia nel nostro paese si sono già introdotti: rito abbreviato, patteggiamento con sconti pena, riduzioni di termini di prescrizione e di custodia; oggi si vuole procedere ancora su questa linea con il cosiddetto “processo breve”. Già il patteggiamento e gli sconti di pena hanno introdotto di fatto un processo disuguale per chi ha commesso gli stessi reati: tutti i delinquenti che si caricano subito di una colpa e non fanno perdere tempo alla giustizia ottengono sconti; quelli che testardamente vogliono dimostrare la loro innocenza rischiano di prendere un pacco di anni in più di galera.
Occorre riformare questa riforma che ha introdotto una giustizia non uguale per tutti e non introdurre ulteriori riforme in danno dell’uguaglianza di fronte alla legge. Tutti debbono avere lo stesso giusto processo.
I tempi di attesa dei diversi gradi di giudizio vanno accorciati dotando la giustizia di un sufficiente organico di magistrati, cancellieri e strumenti tecnici idonei.
Se non bastano i giudici, non ci sono problemi, si aprano i concorsi; non mancano avvocati con grande capacità ed esperienza disposti a transitare verso la magistratura. Se non bastano i soldi per pagarli, non ci sono problemi, si riduca lo stipendio a tutti i politici, ai giudici cassazionisti, ai docenti ordinari universitari, ai generali e colonnelli, a presidi di scuola, e si trovano i soldi per pagare i nuovi giudici. Chi degli elencati privilegiati osa dire che la giustizia non serve? Lo dica ad alta voce.
Non se ne vengano con la solita chiacchiera dell’informatizzazione che risolve tutto, l’informatizzazione può sicuramente aiutare ma gli urgenti problemi di organico vanno affrontati, la stessa informatizzazione viene avviata da uomini competenti in organico.
Una riforma che può essere necessaria è rivedere gli aspetti del terzo grado di giudizio, il cosiddetto ricorso in Cassazione. L’accentramento di tutti i processi nella sola sede di Roma porta in effetti a una strozzatura della conclusione dei procedimenti. Il ruolo della Cassazione va rivisto in termini di competenza e in termini di decentramento.
Sulle pene detentive
Le nostre carceri scoppiano, sono sovraffollate, c’è un alto numero di suicidi tra i detenuti e perfino tra le stesse guardie carcerarie. Non mancano le rivolte nelle carceri e si fa ricorso a forme di indulto per sfoltire la popolazione carceraria facendo mancare la certezza della pena.
Va operata una riforma della giustizia penale, introducendo misure alternative alla carcerazione per i reati minori con forme di lavoro forzato risarcitorio, con periodi di sorveglianza, con limiti alla circolazione nel territorio. La pena detentiva deve rimanere per tutti i reati gravi e per tutti i casi di pericolo sociale e di possibilità di reiterazione del reato. Considerata l’urgenza dell’adeguamento delle pene detentive è necessario che il Parlamento (e in particolare la sua commissione giustizia) stia a lavorare giorno e notte fino a trovare le soluzioni.
19/10/10 francesco zaffuto
Va operata una riforma della giustizia penale, introducendo misure alternative alla carcerazione per i reati minori con forme di lavoro forzato risarcitorio, con periodi di sorveglianza, con limiti alla circolazione nel territorio. La pena detentiva deve rimanere per tutti i reati gravi e per tutti i casi di pericolo sociale e di possibilità di reiterazione del reato. Considerata l’urgenza dell’adeguamento delle pene detentive è necessario che il Parlamento (e in particolare la sua commissione giustizia) stia a lavorare giorno e notte fino a trovare le soluzioni.
19/10/10 francesco zaffuto
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(immagine “la mano sinistra” fotografia © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/)
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