Le votazioni in Sicilia hanno messo all’ordine del giorno di politici ed osservatori politici la parola: ASTENSIONISMO. Fino ad oggi su questa parola si era sorvolato; sì, qualche preoccupazione, qualche invito ad andare a votare, tutto qua; le percentuali ancora non spaventavano (anche se alle regionali del 2010, test che riguardava quasi tutta l’Italia, la percentuale di astensione era stata del 35,78%). Ora il segnale che viene dalle elezioni in Sicilia è allarmante: non vota il 52,58% dei siciliani; il dato comincia ad essere visto come un pericolo per la democrazia. Non so se si possa considerare un vero e proprio pericolo visto che il sistema prevede che chi ha votato determina il governo dell’amministrazione pubblica senza alcun quorum, ma sicuramente è una contraddizione notevole visto che la democrazia sul piano teorico fa sempre appello alla cosiddetta maggioranza. Questa volta è una minoranza che determina una amministrazione regionale. Ma a parte ogni considerazione moralistica sul voto o non voto ed a parte ogni considerazione sul necessario esercizio di amministrare la cosa pubblica, penso sia il caso di vedere quali elementi confluiscono nell’astensionismo. Penso che ci siano, a grandi linee, almeno quattro tipologie di astensione (tralascio la componente incidentale di chi non va a votare per seri motivi di salute o di spostamenti, trattandosi di percentuale minima e sempre presente):
la prima tipologia, quella di chi non è andato a votare perché non crede nel sistema democratico o almeno in questo sistema democratico (considerazioni di principio e di natura intellettuale che credo possano riguardare una minoranza degli astensionisti);
la seconda di chi “io mi faccio i fatti miei … e chi se ne frega” (c’è sempre stata, non si sa quanto possa essere elevata, potrebbe essere spostata a votare tramite pecunia o favori);
la terza di protesta contro i partiti e contro tutta una classe politica che non ha saputo rappresentare aspirazioni, desideri, bisogni (è molto probabile che questa tipologia di astensione sia molto aumentata, e questi cittadini potrebbero ritornare a votare se si intravede un cambiamento o se si lasciano ammaliare da una nuova promessa);
la quarta di chi non se la sente di scegliere per forte indecisione o ignoranza o cattiva informazione (se intervistati, questi astensionisti diranno sempre che stanno protestando, ma in realtà non se la sentivano di fare una scelta consapevole).
Per tanti anni nel nostro paese si diceva che votare era un obbligo; c’era addirittura la prassi di segnare, per le elezioni nazionali, la mancanza dell’esercizio del diritto di voto sul casellario giudiziario del cittadino; è stata una grande battaglia di libertà dei radicali e di Pannella l’aver smontato il teorema delle grandi maggioranze di ignavi obbligati a recarsi alle urne; erano i tempi del 98% che votava, i tempi di grandi quantitativi di schede bianche e nulle, i tempi delle grandi vittorie democristiane. Il voto anche se inconsapevole decideva tutto.
Ora è meglio un voto consapevole o un voto inconsapevole? L’andare a votare perché ammaliati da discorsi di grandi oratori o di aizzatori, che puntano sulle appartenenze e sul ragionamento delle viscere, si può considerare una buona cosa???
Possiamo dimenticare che la storia ci narra che la prima affermazione di fascismo e nazismo si ebbe tramite il voto, e si votò per l’ultima volta.
Certo la maggioranza che non va a votare è il fallimento di un’intera classe politica. Ma per uscire da questo fallimento è sempre preferibile un voto ragionato, meditato, consapevole. Gli appelli per andare a votare debbono essere improntati alla ragione e non alle appartenenze. La partecipazione dei cittadini alla vita pubblica va costruita non solo nel momento del voto ma ogni giorno nella discussione attenta e trasparente dei provvedimenti. Si dovrebbe dire: votate se siete ben sicuri di quello che fate e dopo aver votato controllate bene quello che stanno facendo gli eletti, non vi lasciate trasportare da semplici slogan, non vi lasciate ammaliare.
31/10/12 francesco zaffuto
Questo blog ha affrontato l’argomento astensionismo più volte – i post precedenti si possono consultare alla voce Etichette - astensiomismo
nota descrittiva dell'immagine per disabili visivi
Una antica statua guarda giù verso il suo membro virile caduto. Sulla destra si ripete un occhio grande e un membro a riposo .
UNA ANNOTAZIONE del 2/11/12 ore 19,00
Sull'Espresso di oggi il giornalista Lirio Abbate dice non poter sapere cosa abbiano fatto i mafiosi in libertà ma di poter "affermare con certezza che i boss detenuti hanno preferito non votare. E di solito i mafiosi detenuti fanno ciò che viene indicato da quelli ancora liberi".
"L'astensione così massiccia in tutta la Sicilia non era mai avvenuta anche fra i detenuti, tanto che i seggi aperti nelle carceri sono stati deserti - ha scritto il giornalista - Nessuno di loro si è presentato a votare. Su 7.050 detenuti hanno votato solo in 46: ma si tratta di carcerati comuni e non di mafia". E al carcere di Pagliarelli a Palermo, "dove si trovano rinchiusi i mafiosi, su 1.300 detenuti solo uno si è presentato al seggio elettorale. Stesso identico atteggiamento a Catania, Agrigento e Caltanissetta".
Quando ho inserito il post il 31/10 ho parlato di quattro tipologie, penso che gli elettori mafiosi liberi che non hanno votato si possano iscrivere alla seconda tipologia di cui ho parlato. Riguardo al voto nelle carceri va considerato che i carcerati in Sicilia non sono tutti mafiosi e che nelle carceri non si sta certo bene, ci sono problemi gravissimi di cui appena i radicali e il presidente Napolitano si sono fatti carico, problemi che non hanno sfiorato la classe politica; l'astensione nelle carceri è comprensibilissima indipendentemente dalle indicazioni che possano avere dato i boss mafiosi. Sicuramente le indicazioni dei boss mafiosi avranno avuto una forte influenza nelle carceri ma si sono coniugati con un malessere reale. Riguardo ai dati di astensione in tutta la Sicilia le indicazioni di astensionismo della mafia non hanno certo determinato la grande percentuale di astensione che si è registrata; ma se la mafia può, lo lascerà credere (f.z.)
Sono convinto che, seppure vi siano numerosi motivi di mandare a cagare tutti ed evitare i seggi, sia piu' giusto andare a votare, anche per evitare che altri decidano per te, per avere strumenti in piu' contro chi vuole governare fregandosene delle tue esigenze, per essere partecipi di una vita amministrativa che, finora è stata disastrosa in Sicilia, ma che puo' e deve cambiare..
RispondiEliminaGiuste le conclusioni, ma credo che gran parte dell'astensionismo sia determinato dall'antipolitica.
RispondiEliminaFrancesco, io penso che però non bisogna confondere la motivazione come la percepisce il diretto interessato, con un fatto obiettivo innegabile, che questa gente ha esigenze politiche che rimangono insoddisfatte. La politica non risiede in un comportamento elettorale o ino specifico interesse per i dibattiti politici, è qualcosa che ha a che fare col nostro essere esseri sociali, e che come tali non possiamo non avere l'esigeza di esprimerci, perfino nei regimi più totalitari.
RispondiEliminasono d'accordo; politica dovrebbe essere ricerca della libertà in equilibrio con altri uomini che cercano libertà.
Eliminaciao
Tra coloro che non hanno votato bisogna includere, anche se in minima parte, chi professa l'anarchismo.
RispondiEliminaE tra quelli che hanno votato per Grillo bisogna includere chi ha votato politicamente contro tutto il sistema dei partiti e dello stato.
Gli anarchici in qualche modo li ho inclusi doverosamente nella prima tipologia, anche se sono pochi. ciao
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