un servizio di facebook è quello di comunicare il compleanno degli amici, ma può capitare qualcosa di difficile … l’amico non c’è più e non perché ha cancellato la labile amicizia su facebook … ma non c’è più perché è partito per un altro mondo …
della morte del mio amico Michele Romano ho solo saputo passando dalla sua pagina di facebook ed ho trovato ancora più triste conoscere ben poco della sua dipartita. Era un poeta giardiniere appartato ed estasiato dalla natura, si era rifugiato nella maremma toscana scappando dai rumori ferrosi della Lambrate milanese.
Voglio proporre in lettura alcune sue poesie che ho trovato ieri in un cassetto; Michele Romano preferiva firmarsi ariel (come lo spirito che Shakespeare tratteggia nella Tempesta)
Sarebbe bello una volta incontrare Antigone
Chissà, un mattino di Sole? Presso l’Eretteo
Con la luce che gioca nelle pieghe delle figure
sulla loggia del tempio
Sconfiggere l’Ybris, il Minotauro che ci ha
fissato con gli occhi di brace, dal buio.
Ci piacerebbe incontrare Antigone sopravvissuta all’offesa,
con le mani piene di sabbia, di terra,
raccogliere il fulgore dei doni in quel tempio
della promessa.
Solo i viandanti nani ci hanno lasciato le loro
impronte scavate nella sabbia, i carichi lasciati
presso il mare. Al sole di levante negli occhi
abbagliati, sul viso screpolato di sale.
Un altro viaggio occorre adesso, verso il porto che era
agli inizi della memoria …
(ariel)
Fragmenta … in sol minore
La solitudine è come il basso continuo di ogni esistenza
Ce ne storna la capacità di ascolto dell’altro, che ci
sfiora
ogni tanto e con noi risuona e vibra per un breve tratto
(ariel)
Abitare il cuore del mondo
è vivere nel canto intraducibile
delle cose
(ariel)
La libertà è un luogo così assolato che tutti
si rifugiano all’ombra della frazione univoca
dell’io
(ariel)
Immagine – limoni - tratta da internet. Non sapevo che immagine allegare a questo post, poi mi sono ricordato che alcuni anni fa per definire il mio amico Michele Romano gli dissi: tu sei come il limone, duro e testardo ma capace di dare sapore alle cose, e gli inviai questi miei versi.
IL LIMONE
Dire dell’erba e del cielo
e il cielo diveniva erba
Ci camminavi sopra
col capo capovolto
Il mondo ora sorrideva
ora piangeva
ora nel fracasso fingeva di ascoltarsi
Tu stavi sospeso
frutto sempre acerbo
raccogliendo i raggi del sole
sulla scorza dura
.......................... … e ora addio Michele
26/02/12 francesco zaffuto
I confini della "cibernetica", ed i suoi limiti. Insomma, questo per capire che l'umano rimane insostituibile. Molto belle le poesie nel cassetto (sopratutto la prima: classica, ma esistenziale).
RispondiEliminaBuona giornata.
Il peggior modo per venire a sapere della scomparsa di un amico.
RispondiEliminaIl frutto è caduto, ma la pianta è ancora salda, nel tuo affettuoso ricordo.
Ciao.
Ciao Francesco, Massimo e Gattonero hanno già espresso meglio di me quanto volevo scrivere.
RispondiEliminaUn caro saluto,
Lara
Un addio poetico attraverso il ricordo di due delicatissime poesie.
RispondiEliminaTrovo che questo rammentare agli iscritti il compleanno di qualcuno - tipico di FB ma non solo - sia orribile. Non sai mai se chi ti ha fatto gli auguri lo ha fatto con spontaneità perché se ne ricorda, perché tiene traccia di te dentro di se o se semplicemente un automatismo estraneo glielo ha ricordato.
Ad Ambra,
Eliminaè un po' contraddittorio, è un filo labile. Con il mio amico ci sentivamo per telefono tre o quattro volte l'anno per scambiarci alcune riflessioni. Poi non rispondeva più al telefono e neanche alle mail; intuivo che era successo qualcosa ma non avevo un altro telefono di un vicino di casa o di un parente per accertare l'accaduto. Poi quel labile filo mi ha rivelato la triste notizia. Ciao Ambra