La “manovra” ancora non va in porto. Dopo lo scivolone sulle pensioni (il Governo ha dovuto fare marcia indietro sulla sterilizzazione del riscatto laurea e servizio militare ai fini del calcolo dell’anzianità pensionabile) e dopo un conteggio più attento, pare che manchino ancora tra 5 e i 7 miliardi di euro dai conti della manovra. L’operazione di aumento dell’IVA, che fino ad oggi si diceva scongiurata, ricomincia a fare capolino; l’aumento di un punto di tutte le aliquote diventa il provvidenziale strumento dell’operazione “ndo' cojo, cojo” il modo più facile di raggranellare da tutti.
Delle tre tipologie di imposte: sui consumi, sul reddito e sul patrimonio; quella sui consumi è nei fatti la più iniqua. Mentre le imposte sui redditi e sul patrimonio possono essere graduate sulla ricchezza ed essere proporzionali e progressive, l’imposta sui consumi e solo proporzionale e non tiene conto della ricchezza, si paga sulla birra, sui calzini, sulle matite che compri ai ragazzini …. . La favoletta che i ricchi spendendo di più pagano di più non regge ad una analisi più attenta: i consumi sono nella maggior parte dei casi correlati alle necessità e la stragrande maggioranza dei cittadini saranno colpiti perché non potranno ridurre i consumi tutti gravati dall’imposta, e se li ridurranno questo sarà fatto con grave sacrificio. Il ricco “sfondato” non avrà problemi perché a fronte di un'imposta progressiva preferirà sempre quella proporzionale sui consumi, specie se viene gravato con la stessa aliquota generalizzata (qualche limitato effetto negativo potrebbe averlo solo con una aliquota maggiorata sui beni di lusso); il ricco “meno sfondato” potrà limitare qualche consumo superfluo e già diminuire l’effetto della stessa imposizione fiscale, il suo sacrificio non sarà certo rivolto ai beni essenziali. L’aumento dell’IVA nei fatti graverà soprattutto sui ceti poveri, medio poveri, e sui ceti medi, in pratica su tutte quelle fasce di cittadini che hanno consumi difficilmente restringibili e soprattutto sulle famiglie con più figli. Possiamo dire senza ombra di dubbio che trattasi dell’imposta più ingiusta ma anche la più facile per cojere quattrini: “te becco mentre compri la merendina”.
Inoltre l’IVA, per un discorso economico più in generale, provoca l’aumento dei prezzi, può limitare complessivamente i consumi, incidere negativamente sulla domanda di beni; e di conseguenza sull’invenduto dei beni e sulla produzione aumentando tutti gli aspetti recessivi di questa crisi. La grande sensibilità berlusconiana che non ha voluto mettere le mani nelle tasche di chi guadagna più di 90 e 150 mila euro rivela il suo profondo significato.
01/09/11 francesco zaffuto
Immagine di una trottola dal link
http://www.dudadida.com/contents/media/53049_trottola%20piccola_giochi_cause.jpg
Delle tre tipologie di imposte: sui consumi, sul reddito e sul patrimonio; quella sui consumi è nei fatti la più iniqua. Mentre le imposte sui redditi e sul patrimonio possono essere graduate sulla ricchezza ed essere proporzionali e progressive, l’imposta sui consumi e solo proporzionale e non tiene conto della ricchezza, si paga sulla birra, sui calzini, sulle matite che compri ai ragazzini …. . La favoletta che i ricchi spendendo di più pagano di più non regge ad una analisi più attenta: i consumi sono nella maggior parte dei casi correlati alle necessità e la stragrande maggioranza dei cittadini saranno colpiti perché non potranno ridurre i consumi tutti gravati dall’imposta, e se li ridurranno questo sarà fatto con grave sacrificio. Il ricco “sfondato” non avrà problemi perché a fronte di un'imposta progressiva preferirà sempre quella proporzionale sui consumi, specie se viene gravato con la stessa aliquota generalizzata (qualche limitato effetto negativo potrebbe averlo solo con una aliquota maggiorata sui beni di lusso); il ricco “meno sfondato” potrà limitare qualche consumo superfluo e già diminuire l’effetto della stessa imposizione fiscale, il suo sacrificio non sarà certo rivolto ai beni essenziali. L’aumento dell’IVA nei fatti graverà soprattutto sui ceti poveri, medio poveri, e sui ceti medi, in pratica su tutte quelle fasce di cittadini che hanno consumi difficilmente restringibili e soprattutto sulle famiglie con più figli. Possiamo dire senza ombra di dubbio che trattasi dell’imposta più ingiusta ma anche la più facile per cojere quattrini: “te becco mentre compri la merendina”.
Inoltre l’IVA, per un discorso economico più in generale, provoca l’aumento dei prezzi, può limitare complessivamente i consumi, incidere negativamente sulla domanda di beni; e di conseguenza sull’invenduto dei beni e sulla produzione aumentando tutti gli aspetti recessivi di questa crisi. La grande sensibilità berlusconiana che non ha voluto mettere le mani nelle tasche di chi guadagna più di 90 e 150 mila euro rivela il suo profondo significato.
01/09/11 francesco zaffuto
Immagine di una trottola dal link
http://www.dudadida.com/contents/media/53049_trottola%20piccola_giochi_cause.jpg
Complimenti. Un'esposizione chiara e precisa.
RispondiEliminaI soldi che mancano, comunque, quei 5, 6 o 7 miliardi, sono purtroppo molti di più: circa 20 miliardi, dato che le ultime stime di crescita non sono più dell'1 e spiccioli, ma sono scese a zero e briciole.
E intanto il Vaticano sorride a nostre spese...
RispondiEliminaun saluto
ma possibile che quei pagliacci dei nostri governanti che si piccano di essere dei grandi economisti non capiscano gli effetti delle manovre che studiano la notte fra una escort e un tiro di coca in un appartamento offerto da chissachi ?????
RispondiEliminanon ci vuole una laurea in economia per capire che l'aumento dell'Iva deprime i consumi e penalizza i ceti piu' bassi...
ma questa" mission impossible" della lotta seria all'evasione si realizzera' mai?
gia' dai dibattiti televisivi ho realizzato che i nostri super economisti confondono l'evasione con la difficolta' a pagare le tasse dei redditi regolarmente dichiarati...
a questo punto dovremmo munirci di forconi e unirci ai pastori sardi....